Un ordigno di fabbricazione artigianale, ma assemblato da professionisti, la bomba fatta esplodere l’altra notte davanti l’ingresso del Centro per l’impiego di Avellino. Una circostanza che fa propendere gli investigatori per un attentato di matrice politica, o comunque attribuibile a persone che sapevano bene cosa stava facendo e cosa volessero ottenere. Esclusa l’ipotesi di una bravata, come accaduto a gennaio scorso, quando uno studente ha fatto esplodere un grosso petardo all’ingresso di un istituto superiore di viale Italia, sempre ad Avellino.
Perde di consistenza dunque anche la pista del gesto isolato di qualcuno che non abbia ricevuto risposte da lui giudicate adeguate dagli uffici di via Pescatori. I carabinieri della Compagnia di Avellino, che stanno conducendo le indagini con il sostituto procuratore Teresa Venezia, stanno interrogando alcune persone viste aggirarsi nei pressi del Centro per l’impiego prima dell’esplosione avvenuta alle 23,50 del 20 maggio scorso. Si cercano riscontri a dei fotogrammi catturati dagli impianti di videosorveglianza presenti nella zona. La preoccupazione che l’attentato non sia un gesto isolato, ha spinto il prefetto di Avellino, Paola Spena, a convocare urgentemente il comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica e a chiedere ai vertici delle forze dell’ordine di innalzare il livello di attenzione su altri obiettivi considerati sensibili. Sara’ aumentata la sorveglianza su alcuni uffici pubblici gia’ da oggi.
Articolo pubblicato il giorno 22 Maggio 2020 - 20:11