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Napoli, importanti studio sui batteri lattici alla Federico II

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I batteri lattici hanno un ruolo fondamentale nell’asse alimenti-microbioma intestinale, complesso di microrganismi che grande importanza per la salute dell’uomo. Lo dimostra uno studio dei loro genomi pubblicato su Nature Communications realizzato da un gruppo d ricerca della Federico II

I batteri lattici hanno un ruolo fondamentale nell’asse alimenti-microbioma intestinale. Gli alimenti sono fonte primaria di batteri lattici per l’intestino, lo dimostra uno studio dei loro genomi pubblicato su Nature Communications. Il microbioma intestinale è un insieme complesso di microrganismi che funziona nel nostro intestino e gioca un ruolo fondamentale per la nostra salute.

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Il funzionamento del microbioma intestinale può essere aiutato da microrganismi probiotici, molti dei quali sono batteri lattici. Oltre ad essere disponibili come integratori, i batteri lattici probiotici possono essere anche assunti con alcune categorie di alimenti. Quanti e quali di questi batteri vanno poi a far parte del microbioma intestinale influenzando potenzialmente la salute dell’uomo? Questa è la domanda a cui risponde lo studio appena pubblicato.

L’impronta digitale di un microrganismo è il suo DNA, il suo genoma. Analizzando centinaia di migliaia di genomi di batteri lattici presenti in alimenti e in campioni intestinali umani provenienti da tutto il mondo, i ricercatori hanno evidenziato che i batteri lattici da alimenti sono così simili a quelli presenti nell’intestino dell’uomo, che è lecito ipotizzare che la fonte principale di questi batteri per l’uomo siano proprio alimenti come yogurt e formaggi. In quest’ottica, gli alimenti fermentati ricchi in batteri lattici possono anche essere considerati come “potenzialmente e naturalmente funzionali”.

I batteri lattici (anche chiamati fermenti lattici nel linguaggio più comune) sono tra i microrganismi più studiati. Sono i responsabili dell’ottenimento per fermentazione di numerosi alimenti come yogurt, formaggi, prodotti lievitati da forno tradizionali, prodotti carnei o vegetali fermentati. I processi di fermentazione sono studiati da oltre un secolo, ovvero da quando è iniziata la pratica di fermentare gli alimenti come strategia di conservazione di latte, carne e vegetali. Il ruolo dei batteri lattici è quello di trasformare le materie prime, e di contribuire con le loro attività metaboliche alle caratteristiche reologiche e sensoriali dell’alimento. In altre parole, non esisterebbe yogurt o formaggio senza l’azione di questi importanti microrganismi.

Molti ceppi appartenenti a specie di batteri lattici sono anche studiati e commercializzati come probiotici, i più comuni appartenenti al genere Lactobacillus. I probiotici sono oggetto di notevole interesse grazie alle loro potenzialità di aggiungere proprietà funzionali a determinati alimenti o per il loro utilizzo come integratori alimentari per diversi scopi.

La buona notizia è che la maggioranza degli alimenti fermentati contiene diverse migliaia (spesso centinaia di migliaia) di batteri lattici vivi che vengono quindi ingeriti al momento del consumo di yogurt, formaggi etc. Alcuni di questi potrebbero contenere batteri probiotici naturalmente presenti nelle materie prime o selezionati durante la produzione dell’alimento. Pertanto, molti alimenti fermentati potrebbero essere “naturalmente funzionali” perché contenenti alti livelli di batteri lattici, alcuni di questi potenzialmente probiotici.

Superate le barriere gastriche, quanti di questi microrganismi arrivano all’intestino? E quanti vanno a far parte della grande comunità del microbioma intestinale?

Alcuni studiosi appartenenti al gruppo di ricerca del professore Ercolini del Dipartimento di Agraria e alla Task Force di Ateneo per gli Studi sul Microbioma, in collaborazione con altri partner Europei, come il Teagasc (Agriculture and Food Development Authority, Ireland) e CIBIO dell’Università di Trento, hanno analizzato centinaia di migliaia di genomi per cercare di rispondere a queste domande. Lo studio è stato condotto nell’ambito del progetto MASTER (Microbiome Applications for Sustainable food systems through Technologies and Enterprise), uno dei principali finanziamenti EU agli studi sul Microbioma di Horizon 2020 (www.master-h2020.eu).

Attraverso moderni algoritmi di analisi computazionale, sono stati ricostruiti genomi di batteri lattici da circa 300 alimenti e quasi 10.000 campioni biologici umani provenienti da diversi continenti, verificando la distribuzione dei batteri lattici in base all’origine geografica, all’età e allo stile di vita dei soggetti coinvolti. In generale gli studiosi hanno rilevato una prevalenza variabile, dipendente dal livello di occidentalizzazione nello stile di vita, e un’abbondanza relativa di batteri lattici piuttosto bassa nell’uomo soprattutto se comparata con i più alti livelli degli altri membri del microbioma intestinale. I batteri lattici più frequentemente ritrovati sono Streptococcus thermophilus e Lactococcus lactis, molto comunemente diffusi in yogurt e formaggi.

Sono stati inoltre confrontati circa 3000 genomi di batteri lattici: l’elevato livello di similarità dei genomi di batteri lattici provenienti dagli alimenti e dall’uomo suggerisce che effettivamente il consumo di alimenti ricchi in batteri lattici può arricchire il nostro intestino di microrganismi potenzialmente probiotici.

Lo studio, appena pubblicata su Nature Communications (https://doi.org/10.1038/s41467-020-16438-8) può aprire nuovi orizzonti di studio su alimenti fermentati come potenzialmente funzionali. Inoltre, la ricerca offre spunti e metodologie per lo sviluppo di appropriate e moderne strategie di verifica dell’efficacia dei batteri probiotici in relazione alla loro capacità di arrivare ad unirsi stabilmente con il microbioma intestinale umano.


Articolo pubblicato il giorno 25 Maggio 2020 - 19:06

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