Moises Escamilla May, leader del cartello della banda di narcotrafficanti messicana “los Zeta” nello stato di Jalisco, e’ morto in carcere per una complicazione respiratoria legata all’infezione da nuovo coronavirus. Lo riferiscono i media locali riportando le notizie del carcere di Puente Grande, nella zona occidentale del paese. L’uomo, 45 anni, era entrato nel centro ospedaliero interno al carcere, da una settimana. Escamilla, conosciuto con il soprannome di “El Gordo” (il grasso), scontava da due anni una pena per aver decapitato 12 persone nella citta’ di Cancun. Secondo quanto scrive il quotidiano “El Universal”, nella prigione di Puente Grande si registrano ad oggi 74 casi di contagio da nuovo coronavirus, in gran parte asintomatici e senza necessita’ di ricovero. A tutto il 10 maggio, in Messico si contano 25.022 casi di contagio con 3.465 morti.
A meta’ aprile il Senato ha approvato una legge di amnistia promossa dal governo proprio per alleggerire la pressione nelle carceri dinanzi all’emergenza sanitaria. Il provvedimento, approvato con i voti del partito di maggioranza Morena (Movimento per la rigenerazione nazionale), aveva gia’ ricevuto il via libera dalla Camera ed e’ stata inviato al governo per la necessaria promulgazione. La legge, sottolineavano i promotori, risponde all’appello “urgente” fatto dalle organizzazioni per i diritti umani delle Nazioni Unite, oltre ad essere “un atto di umanita'”. Il provvedimento potrebbe riguardare le persone con sentenza passata in giudicato, alla prima condanna, ma non per reati gravi. I casi da sottoporre ad amnistia dovranno essere valutati da un Consiglio di magistrati da comporre entro sessanta giorni, mentre il presidente della Repubblica dovra’ nominate una commissione incaricata di rivedere caso per caso. ALcune stime fatte da esperti e rilanciate dai media spiegano pero’ che il provvedimento potrebbe arrivare a beneficiare fino a un massimo di duemila reclusi, su una popolazione carceraria di quasi 201 mila persone.
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