E’ troppo presto per la fase 2: c’è il rischio di una seconda ondata di contagi in Italia. Questa è una delle conclusioni emerse da uno studio condotto dall’ospedale generale cinese di Pechino (PLA) che aveva come obiettivo quello di capire perché in Italia contagi e morti per Covid-19 sono stati più numerosi rispetti alla provincia di Hunan. La risposta, pubblicata sulla rivista Frontiers in Medicine, sarebbe secondo i ricercatori nelle diversa modalità di un intervento governativo che dovrebbe essere tempestivo e rigoroso.
“Sebbene le due zone (provincia di Hunan e Italia) abbiano una popolazione simile, di circa 60-70 milioni di persone, la diffusione del virus e’ avvenuta in maniera nettamente diversa: la penisola italiana si colloca al terzo posto tra le aree più colpite e in quanto al numero di decessi è seconda solo agli Stati Uniti, mentre a Hunan sono stati confermati poco più di mille casi”, secondo il Coronavirus Resource Center dell’Università Johns Hopkins. Per spiegarne il perché i ricercatori cinesi hanno modificato il SIR, un modello matematico standard. In questo modo hanno mappato i diversi effetti a seconda delle misure di prevenzione adottate nelle varie zone.
“E’ importante sottolineare che nelle situazioni reali la velocità di trasmissione può essere influenzata da diversi fattori, come la protezione personale, l’isolamento sociale e il blocco delle città”, commenta Wangping Jia del PLA di Pechino, autore principale dell’articolo. “Secondo il modello esteso SIR, a Hunan dovrebbero essere 3.369 i casi totali, e i contagi a zero sarebbero avvenuti il 3 marzo, mentre in Italia sarebbero circa 182.051 le infezioni attese, con una data di fine epidemia intorno al 6 agosto. Le ragioni di tale disparità potrebbero essere dovute a diversi fattori, primo tra tutti la mancata tempestività nell’attuazione delle misure di prevenzione in Italia”, spiegano i ricercatori.
“Il Governo italiano ha annunciato che le misure di quarantena saranno allentate dal 4 maggio, ben tre mesi prima di quanto consiglia il modello SIR. Siamo convinti che sia troppo presto”, dichiara Jia, aggiungendo che esiste una probabilità che si verifichi una seconda ondata di contagi, dato che il Paese non è ancora uscito dal periodo di epidemia. “Ovviamente ci sono dei limiti nel nostro studio, anzitutto dato il numero limitato di test, il numero di contagi in Italia potrebbe essere superiore a quello ufficiale. Inoltre il modello non tiene conto del periodo di incubazione della malattia, il che potrebbe renderlo meno accurato. Ma quello che ci preme sottolineare e’ l’importanza delle misure preventive, che devono essere attuate il prima possibile dal governo. Questo può ridurre notevolmente il numero di contagi”, concludono gli autori.
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