Al fine di verificare la regolarità produttiva dei dispositivi in libera vendita, i Reparti territoriali dipendenti dal Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Caserta hanno da ultimo eseguito numerosi controlli presso le diverse tipologie di esercizi pubblici che offrono in vendita tali prodotti, come parafarmacie, ferramenta, casalinghi, tabaccai ecc. riscontrando in molti casi l’irregolarità delle attestazioni impresse nel confezionamento e sulle stesse mascherine, tali da trarre in inganno l’inconsapevole acquirente.In pochi giorni della settimana scorsa sono state tolte complessivamente dal mercato 70.000 mascherine che erano illegalmente marchiate “CE” o che riportavano la sola classificazione internazionale KN95 senza però essere state validate dall’INAIL e che, quindi, non potevano essere commercializzate in Italia come dispositivi di protezione individuale.
In particolare i militari della Tenenza di Sessa Aurunca hanno sequestrato in una parafarmacia di Teano 204 mascherine siglate FFP2 che venivano vendute con istruzioni scritte esclusivamente in lingua cinese e riportanti impresso illegalmente il marchio “CE” , posto che la relativa attestazione di conformità era stata rilasciata da un organismo non autorizzato.
Subito dopo le Fiamme Gialle della Compagnia di Caserta sequestravano 258 mascherine in vendita in un bar tabacchi di Casagiove, anche queste siglate FFP2 e marchiate “CE”, ma accompagnate da una certificazione rivelatasi completamente falsa. Acquisite quindi le fatture di acquisto i militari si sono recati dal fornitore, un grossista di prodotti alimentari di San Nicola La Strada dove sono state rinvenute altre 3.548 mascherine dello stesso tipo, pronte ad essere distribuite al dettaglio.
La Compagnia di Capua, invece, ha scoperto un ingrosso di ricambi per veicoli industriali di Pastorano, che vendeva mascherine FFP2 certificate da un ente cinese non autorizzato. In questo caso il sequestro ha riguardato oltre 19.000 pezzi. Infine la Compagnia di Aversa, su segnalazione di un Reparto siciliano della Guardia di Finanza ha ispezionato il deposito di un ingrosso di materiale informatico ed audio video e anche qui sono state trovate circa 46.000 mascherine importate direttamente dalla Cina e vendute come D.P.I. o Dispositivi Medici con etichettature artigianali riportanti dati non veritieri. In questo caso, poi, l’improvvisato grossista per i dispositivi di protezione FFP2 aveva inoltrato una prima comunicazione all’INAIL, ma poi aveva iniziato la commercializzazione senza aspettare le verifiche del caso da parte dell’Ente certificatore, violando così l’art. 15 del D.L. 18/2020, mentre nel caso delle mascherine chirurgiche vendute come dispositivi medici non si era nemmeno preoccupato di chiedere l’autorizzazione al competente Istituto Superiore di Sanità.
L’esito dei controlli effettuati dimostra l’importanza del presidio sul territorio offerto dalla Guardia di Finanza per contrastare la commercializzazione di prodotti professionali che dovrebbero garantire ben precisi e rigorosi standard di sicurezza, che invece vengono importati senza alcuna idonea certificazione da imprenditori senza scrupoli che li reperiscono nei modi più disparati e attraverso canali non verificati nella loro affidabilità, per poi essere distribuiti sul territorio da grossisti altrettanto improvvisati, operanti spesso anche in settori del tutto diversi, che, allettati dai facili guadagni, si sono avventurati in questo genere di commercio.
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