Si è chiusa la “fase 1” dell’emergenza epidemiologica determinata dal coronavirus e nel carcere di Napoli Poggioreale non ci sono contagiati. Lo sottolinea, in una nota, Luigi Castaldo, vice segretario dell’Osapp in Campania che loda le efficaci prevenzioni adottate dal direttore del carcere, Carlo Berdini e dal dirigente medico competente Vincenzo Irollo, con il supporto dell’equipe della “sicurezza sul lavoro”.
“Protocollo raggiunto e disposto grazie ad un coscienzioso e sinergico lavoro di squadra posto in essere dal direttore del carcere dott. Berdini Carlo e il dirigente medico competente dott. Irollo Vincenzo, con il supporto dell’equipe della “sicurezza sul lavoro”.
Si è riusciti, grazie a questi due alti dirigenti, ad evitare il peggio nel penitenziario partenopeo, tra i più grandi ed affollati d’Europa, che ospita circa 3.000 persone al giorno (tra detenuti, personale civile e personale di Polizia Penitenziaria). Tensostruttura, termoscanner, DPI (Dispositivi Protezioni Individuali), diffusori di gel igienizzante in tutti i reparti, sanificazione dei vari ambienti e camere di pernottamento per quarantena ed isolamento dei casi sospetti, nonché un attento controllo dei DPCM che si sono susseguiti, hanno determinato i risultati odierni”, spiega ancora Castaldo. E Poi aggiunge: “L’elogio va principalmente agli eroi in prima linea e cioè, a tutto il personale sanitario dai medici, infermieri agli OSS e a tutto il personale di Polizia Penitenziaria gestito magistralmente dal dirigente aggiunto dott.Diglio Gaetano”.
Per Castaldo, in molti istituti campani vi è un comune denominatore rappresentato dalla forte carenza di organico e dalla mancanza di risorse strumentali, tutto ciò è dovuto a scarsi ed errati investimenti del Governo in tal senso, probabilmente dovuti a delle mancanze, certamente economiche.
“La cronica carenza di organico-dice sempre Castaldo- e le scarse risorse strumentali sono determinate da pensionamenti in atto e previsti ed in particolar modo dall’aumento in questi anni di benefici a favore dei ristretti, benefici condivisibili sotto il profilo umanitario, ma che determinano maggiori carichi di lavoro e quindi maggior ricorso al lavoro straordinario obbligatorio. Straordinario utilizzato anche in questo travagliato periodo storico per sedare le diverse rivolte e far fronte ai molteplici eventi critici.
Quindi per il personale di Polizia Penitenziaria combattere il coronavirus restando in prima linea con scarse risorse, è dimostrazione di grande senso di responsabilità, alto senso del dovere, forte spirito di abnegazione che si tramuta in un gran sacrificio psicofisico che merita le giuste e dovute attenzioni e attestazioni di riconoscimento da parte di una politica riguardevole. Non possiamo far finta di nulla e far passare come fatto normale ciò che invece in piena emergenza, il Corpo di Polizia Penitenziaria ha dovuto affrontare.
La Politica in generale, ma questo Governo in particolare, non può non tener conto di quante energie psicofisiche sono state sfruttate, e di come sia stato messo a dura prova ogni singolo poliziotto penitenziario. La giustizia è la costante e perpetua volontà di riconoscere a ciascuno il proprio diritto”.
Articolo pubblicato il giorno 3 Maggio 2020 - 14:12