Tra le nove persone colpite dall’ordinanza di custodia cautelare a Maddolini nell’ambito dell’inchiesta sul clan Belforte c’è anche Salvatore D’Albenzio, figlio e nipote di boss storicamente alleati dei Belforte, nonostante il capoclan Domenico Belforte fosse in carcere e nonostante la morte di suo padre Domenico e la detenzione di suo nonno Clemente, aveva deciso che la ‘famiglia’ doveva tornare egemone nel territorio di Maddaloni.
Riconfermando l’alleanza con i Belforte, a nome loro aveva imposto il ‘pizzo’ in maniera capillare nel territorio, con le consuete tre rate annuali (Natale, Pasqua e Ferragosto), ma soprattutto lanciandosi in un nuovo affare, quello dei distributori autonomatici di bevande e snack, noleggiati e gestiti da una ditta ‘amica’, da imporre in tutti gli esercizi commerciali della sua zona. Chi si rifiutava di pagare, veniva minacciato e aggredito. Proprio perché gli investigatori della Squadra Mobile di Caserta hanno avvertito l’escalation di violenza, come quando in una intercettazione uno degli affiliati ha avanzato l’idea di ‘battere con il kalashnikov alle vetrine e fare incendi’ per intimorire chi non si sottometteva, il pm della Direzione distrettuale antimafia di Napoli, Francesco Landolfi, ha chiesto e ottenuto dal gip 9 misure di custodia cautelare per associazione a delinquere di stampo mafioso, estorsione, traffico e spaccio di droga, reati aggravati da metodo mafioso, e violazione delle leggi sulle armi.
Le giovani leve del clan infatti avevano pistole e fucili, tra cui uno a canne mozze di cui gli uomini del dirigente Davide Corazzini hanno trovato solo le cartucce, armi con le quali terrorizzavano gli imprenditori e i commercianti. Il nome dei Belforte, del resto, ancora induce a piegarsi alle richieste estorsive, tanto che, secondo quanto si e’ appreso, molte delle vittime, convocate in questura, anche di fronte alla documentazione acquisita dagli investigatori delle estorsioni commesse tra il 2017 e il 2019, hanno negato di aver subito minacce o pressioni. Anche i pusher erano costretti a rifornirsi da Salvatore D’Albenzio di hashish e cocaina per i loro ‘clienti’.
“Rivolgo il mio sincero apprezzamento per l’operazione svolta dalla Polizia di Caserta contro il clan Belforte – commenta Nicola Morra, presidente della commissione Antimafia – Arresti importanti che dimostrano come lo Stato, anche se in piena emergenza, non abbassa la guardia, soprattutto in un territorio che ha visto rinascere la legalità dopo i durissimi colpi inferiti ai camorristi. Non si deve mai arretrare e questa di Caserta è la dimostrazione che si ricostruiscono comunità e territorio insieme allo Stato”.
Articolo pubblicato il giorno 4 Maggio 2020 - 10:42