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Centro Studi “Piero Calamandrei”: il lockdown non può rallentare il diritto allo studio e in particolare la preparazione ai concorsi pubblici

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L’Istituto di Formazione Giuridica scende in campo con un corso di preparazione per il “Concorsone-scuola” e lancia l’allarme: i nostri studenti dimenticati dal toto-decreto

 

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Nato nel 2017, il Centro Studi “Piero Calamandrei”, con sede a Napoli e a Torre del Greco, è stato sin da subito sotto le luci della ribalta per la sua vincente formula didattica. Centinaia di giovani studenti, laureati, ma anche professionisti, hanno deciso di affidare la propria preparazione a quest’Istituto di Formazione Giuridica, preferendola per la indiscussa competenza ed esperienza nel settore.
Tra le offerte formative, un corso di preparazione per gli aspiranti avvocati e, quale tratto peculiare del Polo Didattico, diversi corsi di preparazione dedicati ai numerosi concorsi pubblici banditi sul territorio nazionale.
In particolare, recentissimo è il corso di preparazione ad hoc per il concorso ordinario scuola secondaria primo e secondo grado e concorso ordinario scuola infanzia e primaria. Ancora, il centro presenta corsi mirati alla preparazione del concorso TFA e in particolare, la categoria A46 per laureati in Giurisprudenza ed Economia. Da  ricordare e chiarire poi, che importante è risultare idonei alla graduatoria per ottenere l’abilitazione all’insegnamento al di là dei posti. La domanda d’iscrizione ai concorsi potrà essere inviata per i diversi profili secondo le modalità e nei termini stabiliti dai singoli bandi pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica – 4a Serie Speciale – Concorsi ed Esami n. 34 del 28-4-2020 (consultabile cliccando qui ).

A tal proposito, il Centro Studi “Piero Calamandrei” ha predisposto, dunque, un corso sia online che frontale finalizzato a fornire gli strumenti necessari ad affrontare con profitto il concorso, nelle varie prove d’esame. Si precisa a riguardo che ,eventualmente, le lezioni si potranno svolgere fisicamente ogni sabato qualora le direttive nazionali circa l’ emergenza Covid-19 lo consentiranno e in tal caso, sempre, nel rispetto delle misure di distanziamento sociale.
Durante questo delicato e tragico momento storico, la farraginosa macchina burocratica del nostro Paese, che fa i conti con decenni di peccaminose e disoneste decisioni politiche e con la fragilità delle sue armi e della sua scienza, ha promesso di non “abbandonare” nessuno, tra un decreto e l’altro. È il disegno di un’Italia unita sì, ma divisa in un Nord massacrato nonostante le eccellenti strutture sanitarie pubbliche ed un Sud, che contro ogni previsione, non molla, ma barcolla aggrappato con forza ad un modello di resilienza che lo ha sempre contraddistinto. Nessuna categoria e nessun ordine sarà dimenticato. Ma è davvero così? Assolutamente no.
Numerosi aspiranti avvocati, reduci vittoriosi di una prova d’esame scritta sostenuta nel lontano mese di Dicembre 2018, aspettano, come intrappolati in un Limbo, di conoscere quando e con che modalità potranno sostenere la prova orale e ottenere il tanto agognato titolo.
Migliaia, poi, altri aspiranti avvocati, quelli del girone – Dicembre 2019, che nulla sanno della correzione dei compiti, anch’essa opportunamente sospesa causa emergenza Covid-19.

Ed, infine, c’è ancora un’altra categoria, senza nome, a cui appartengono tutti coloro che hanno partecipato a bandi di selezione del personale nelle tante Pubbliche Amministrazioni di tutt’Italia, quelli che “fanno i concorsi”, per intenderci. Di questi ultimi non si è fatto nessun cenno nella moltitudine di decreti che si sono succeduti nella fase di lockdown, sebbene ogni giorno sono numerose le posizioni aperte in tutte le regioni.
Che progetti ha lo Stato per i concorsi? Per gli esami di abilitazione alle professioni forensi? Per gli aspiranti magistrati?
L’auspicio generale è sicuramente quello di individuare spazi idonei a garantire le misure di distanziamento sociale volte a contenere la diffusione del Covid-19. Una soluzione senza dubbio originale, ma soprattutto determinante, è quella adottata da una società pubblica sudcoreana che il mese scorso ha tenuto un esame scritto su un campo di calcio all’aperto, distanziando i candidati ad intervalli di cinque metri sul campo di gioco. Un’idea a dir poco originale. Rappresenterebbe una soluzione ideale per far fronte al bisogno occupazionale del nostro Paese e, perché no, per una volta, potremmo ritrovarci sugli spalti a fare il tifo non solo per i colori di una maglia, ma per i tanti giovani che con coraggio e determinazione non si arrendono ad un’Italia che spesso, purtroppo, li “dimentica”. (In foto: Alessio Savarese, Raffaele Torrese).
Francesca Russo

 


Articolo pubblicato il giorno 9 Maggio 2020 - 18:08

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