Un boss di camorra faceva affari sebbene fosse detenuto al 41 bis, il regime di ‘carcere duro’ che dovrebbe impedire contatti tra i malviventi e il contesto criminale esterno al penitenziaro. E’ quanto scoperto dalla Guardia di finanza di Napoli che, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia, ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 7 persone (5 in cercere e 2 obblighi di dimora). Le fiamme gialle hanno sequestrato società, beni mobili e immobili per un valore di 10 milioni di euro.
Il provvedimento ha colpito il boss Antonio Mennetta, 35 anni detto Er nino, uno dei capi storici della Vanella Grassi; Alberto Sperindio, 58 anni; Salvatore Di Bari, 43 anni; Giovanni Vallefuoco, 50 anni. Obbligo di dimora e divieto di esercizio di impresa e di uffici direttivi di imprese per Gianluca Sperindio, 36 anni, e Antonio Aurino, 34 anni. Dalle indagini è emerso che Mennetta sebbene sottoposto al regime detentivo del 41bis “ha mantenuto saldo il controllo dell’organizzazione e delle sue strategie di reinvestimento dei profitti delle relative attività delinquenziali in società operanti soprattutto (ma non solo) nel settore della vigilanza privata e in quello immobiliare”.
Sempre secondo i finanzieri, l’espansione commerciale delle imprese riferibili al clan “risulta proiettata anche nei settori d’impresa collegati all’emergenza sanitaria da Covid-19, risultando l’acquisizione di incarichi nel campo della sanificazione dei locali”.
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