Il racket delle estorsioni, la gestione dell’usura e il controllo di alcuni appalti pubblici oltre a una serie di attentati, di gesti intimidatori e un clima che condizionava pesantemente alcune attivita’ economiche nella citta’ di Avellino e in diversi comuni della provincia.
E’ un quadro complesso e allarmante quello tracciato dai magistrati della Dda di Napoli, Henry John Woodcock, Luigi Landolfi e Simona Rossi sull’attivita’ del nuovo clan Partenio, nato dalle ceneri della vecchia cosca gestita dai fratelli Genovese e passa ai fratelli Pasquale e Nicola Galdieri, attualmente detenuti, il primo in regime di 41 bis. Per i due capoclan e per altre 25 persone la Direzione distrettuale antimafia di Napoli ha notificato un avviso di conclusione delle indagini e si appresta a richiedere il rinvio a giudizio per gli indagati.
I fatti contestati vanno dal 2015 al 2019 e riguardano soprattutto le attivita’ usuraie ed estorsive. Per un prestito, il clan chiedeva anche fino al 25% di interessi mensili e gli episodi di strozzinaggio violento accertati sono oltre una ventina, con minacce gravi e pesanti per le vittime costrette spesso a cedere anche beni come auto e immobili per saldare i debiti contratti con il clan. Per alcuni imprenditori che si rifiutavano di pagare il ‘pizzo’, le minacce arrivavano anche con attentati incendiari e in qualche caso con biglietti lasciati nei pressi di un cantiere dove i mezzi da lavoro erano stati cosparsi di liquido infiammabile. Il clan aveva poi acquisito un’impresa edile, il cui titolare, Renato Freda, e’ risultato partecipe di tutte le attivita’ intimidatorie anche nei confronti di funzionari comunali per ottenere appalti di manutenzione e riqualificazione di infrastrutture. Gli indagati avranno 20 giorni di tempo per presentare memorie difensive prima della richiesta di rinvio a giudizio.
Articolo pubblicato il giorno 28 Maggio 2020 - 20:29