Per la prima volta sarà un evento online a livello nazionale a presentare alle future matricole i percorsi di Laurea e il mondo del lavoro nel settore Biotech.
Un settore ricco di potenzialità e che sta svolgendo un ruolo di primo piano anche durante l’emergenza Covid-19: sviluppando kit diagnostici, studiando il virus e ricercando nuovi farmaci. L’evento si chiama “Biotecnologie? Perché sì!” e si terrà il 29 maggio dalle 15 alle 17, in modalità telematica tramite la piattaforma Cisco Webex.
Pensato come un grande evento di orientamento ai percorsi universitari in biotecnologie, è rivolto agli studenti delle scuole secondarie di secondo grado ed esteso all’intero territorio nazionale. L’evento nasce dalla collaborazione tra l’Associazione Nazionale Biotecnologi Italiani – ANBI, Assobiotec (l’Associazione nazionale per lo sviluppo delle biotecnologie che fa parte di Federchimica) e la Conferenza nazionale permanente dei Corsi di Studio in Biotecnologie.
«La formazione dei biotecnologi sul territorio nazionale – dice Laura Cipolla, membro della giunta della Conferenza Nazionale permanente dei Corsi di Studio in Biotecnologie e Presidente del Consiglio di Coordinamento didattico di Biotecnologie dell’Università degli studi di Milano-Bicocca – è strutturata grazie a circa cinquanta Corsi di laurea (triennale) in Biotecnologie e poco più di ottanta Corsi di Laurea Magistrale (biennale), questi ultimi suddivisi su 3 settori chiave: Biotecnologie agrarie, Biotecnologie industriali e Biotecnologie mediche, veterinarie e farmaceutiche.»
Nell’ultimo quinquennio, si è osservato un forte aumento del numero di immatricolati: per i Corsi di studio di I livello siamo passati da circa 4000 unità nel 2013 a oltre 8000 nel 2018, mentre complessivamente si registravano 1800 studenti circa nel 2013 e oltre 2500 nel 2018 per i Corsi di II livello (dati ANVUR).
«L’Università degli Studi di Napoli Federico II – aggiunge Antonio Marzocchella Presidente della “Conferenza Nazionale permanente dei Corsi di Studio in Biotecnologie” e Coordinatore dei corsi di studio in biotecnologie industriali presso l’Università degli Studi di Napoli Federico II – contribuisce attivamente alla formazione dei biotecnologi, offrendo, sin dal 1996, 2 corsi di studio di Laurea in biotecnologie e 4 corsi di studio di Laurea Magistrale, in Biotecnologie agrarie, Biotecnologie industriali e Biotecnologie mediche, veterinarie e farmaceutiche. L’Università degli Studi di Napoli Federico II con i suoi corsi di studio in Biotecnologie aderisce all’iniziativa, che si svolgerà in videoconferenza e offrirà una panoramica sull’offerta formativa nell’ambito delle biotecnologie, sugli sbocchi professionali sul mondo dell’impresa biotech in Italia»
«L’Italia ha un settore biotecnologico tra i primi in Europa – sottolinea Davide Ederle, Presidente ANBI – e ha università che laureano professionisti di eccellenza che, anche in situazioni come quella attuale, sono in grado di aiutarci ad affrontare con intelligenza e competenza l’emergenza e a lavorare a soluzioni innovative che ci permettano di gestirla e risolverla. Questo non solo in ambito sanitario, ma anche industriale e agro-ambientale. Con questa iniziativa vogliamo raccontare ai ragazzi questa potenzialità e far venire loro la voglia di diventare protagonisti di questa rivoluzione che sta cambiando, nel mondo, il modo di fare le cose in tutti i settori.»
Per quel che riguarda il panorama nazionale, il report pubblicato da Assobiotec aggiornato al 2019 indica che il fatturato biotech è aumentato del 5% annuo negli ultimi 4 anni e che rispetto al manifatturiero l’incidenza degli investimenti in R&S su fatturato è fino a 20 volte più alto sottolineando ulteriormente la rilevanza delle biotecnologie anche nel nostro Paese.
«In questi drammatici mesi dell’emergenza COVID 19 le biotecnologie hanno mostrato il contributo determinante che sono in grado di offrire a livello globale non solo nel dare una risposta alla pandemia, dalla sequenziazione del genoma alla diagnostica, dai vaccini alla ricerca di terapie antivirali, ma anche per la ripartenza sostenibile del pianeta e in particolare per il rilancio dell’economia del Paese messa in ginocchio dal lockdown. – commenta Riccardo Palmisano, Presidente Assobiotec – Il biotech è motore strategico sia per le Scienze della Vita, che valgono oltre del 10% del PIL nazionale, sia per la Bioeconomia che, anch’essa supera nel suo complesso il 10% del PIL nazionale. Secondo le stime dell’OCSE nel 2030 le biotecnologie avranno un peso enorme nell’economia mondiale: saranno biotech l’80% dei prodotti farmaceutici, il 50% dei prodotti agricoli, il 35% dei prodotti chimici e industriali, incidendo complessivamente per il 2.7% del Pil globale. Decisamente un settore su cui un Paese come l’Italia deve puntare, non perdendo altro tempo per non accumulare ulteriore ritardo rispetto ai Paesi concorrenti.”
La situazione di emergenza dovuta alla pandemia da Coronavirus evidenzia ancora di più il ruolo centrale che avranno le biotecnologie nel nostro futuro. Il 7 maggio 2020 è stata lanciata la strategia italiana per la bioeconomia post Covid: oltre 100 imprese italiane sottoscrivono il manifesto “Uscire dalla pandemia con un nuovo Green Deal per l’Italia” per rilanciare l’economia in chiave sostenibile.
Le biotecnologie saranno protagoniste anche in questa sfida. L’Italia deve decidere se vivere questa sfida da comprimaria o da protagonista.
Articolo pubblicato il giorno 23 Maggio 2020 - 20:23 / di Cronache della Campania