Appalti pilotati per agevolare la ‘ndrangheta: 63 misure cautelari. Ecco come corrompevano i funzionari pubblici.
Oltre 500 finanzieri del Comando Provinciale di Reggio Calabria, unitamente al Servizio Centrale Investigazione Criminalitaฬ Organizzata ed ai colleghi dei rispettivi Comandi Provinciali, sotto il coordinamento della locale Procura della Repubblica โ Direzione Distrettuale Antimafia, diretta dal Procuratore Capo Giovanni Bombardieri, hanno dato corso, nelle province di Reggio Calabria, Catanzaro, Cosenza, Vibo Valentia, Messina, Palermo, Trapani, Agrigento, Benevento, Avellino, Milano, Alessandria, Brescia, Gorizia, Pisa, Bologna e Roma, allโesecuzione dellโOrdinanza di applicazione di misura cautelareโ emessa dal G.I.P. del Tribunale di Reggio Calabria โ Dr. Filippo Aragona โ su richiesta del
Procuratore Aggiunto Dr. Calogero Gaetano Paci e del Sostituto Procuratore Dr. Gianluca Gelso – con la quale sono stati disposti provvedimenti cautelari: personali, nei confronti di 63 persone โ imprenditori e pubblici ufficiali – ritenute responsabili, a vario titolo, dei reati di associazione per delinquere finalizzata alla turbativa dโasta, frode in pubbliche forniture, truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche – aggravate dallโagevolazione mafiosa – noncheฬ abuso dโufficio e corruzione per atti contrari ai doveri dโufficio, cosiฬ distinti:
– n. 14 arresti domiciliari, nei confronti di BAGALAโ Francesco cl. 77, BAGALAโ Francesco cl. 90, MORABITO Giorgio, NICOLETTA Angela, CITTADINI Carlo, BARBIERI Giorgio Ottavio, ZULIANI Cristiano, MIGLIORE Francesco, MIGLIORE Filippo, LA CORTE Alessio, LA GRECA Vito, MANGIONE Francesco, FIORDALISO Giovanni; GALLO Domenico;
– n. 20 obblighi di presentazione alla polizia giudiziaria, nei confronti di: RISOLA Pierluigi, CREA Antonino, GABRIELE Michele, FEDELE Santo, CURRENTI Giuseppe, FEDELE Francesco, POLIFRONI Bruno, CUSTURERI Santo, BAGALAโ Luigi, CAMPISI Alessandra, DE GIUSEPPE Caterina, PILEGGI Pietro, QUATTRONE Antonino, COPPOLA Domenico, GAGLIOSTRO Santo, BRESSI Vincenzo, ALATI Maria, GIACHETTI Luca, CASTIGLIONE Simona;
– n. 29 divieti temporanei di esercitare attivitaฬ imprenditoriale, nei confronti di AMATO Andrea, BARBARO Antonio, CIAMBRIELLO Francesco, CILONA Antonio, CITTADINI Sergio, COSENTINO Giuseppe, DE ANGELIS Demetrio, DERACO Francesco, FIORE Gianluca, GRANCHI Iacopo, GRANCHI Rossano, LOCATELLI Angelo Sebastiano, LOPRETE Giuseppe, MAIOLO Leonardo, MATTOGNO Mattia, MAUGERI Domenico, MICELI Ludovica Giuseppina, OLIVERI Giovanni, OLIVERI Giuseppe Patrice, PAPALIA Antonino, PICCIRILLI Alessandro, PILEGGI Francesco, PISANO Fortunato Igor, POLIFRONI Vincenzo, POLLACCIA Carlo, ROMANO Giovanni, RUBERTO Agostino, TODARELLO Giovanni, TRUNFIO Francesca;
reali – su un patrimonio complessivamente quantificato in oltre 103 milioni di euro costituito dallโintero patrimonio aziendale di 36 imprese/societaฬ, noncheฬ dalle disponibilitaฬ finanziarie (rapporti bancari/finanziari/assicurativi e partecipazioni societarie) di 45 indagati. In tale contesto, la citata A.G. ha disposto, altresiฬ, il sequestro preventivo finalizzato alla confisca per equivalente fino alla concorrenza complessiva di circa 9,5 milioni di euro su beni mobili, immobili, quote e azioni di societaฬ, rapporti bancari/ finanziari/ assicurativi, intestati a 7 indagati. Lโoperazione in rassegna – denominata โWaterfrontโ – costituisce lโepilogo delle complesse indagini condotte dal G.I.C.O. del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria di Reggio Calabria, unitamente al Servizio Centrale I.C.O., con il coordinamento della predetta Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, nei confronti di 57 imprenditori facenti parte, a vario titolo, di un illecito cartello composto da molteplici imprese, capace di aggiudicarsi – attraverso turbative dโasta aggravate dallโagevolazione mafiosa – almeno 22 gare ad evidenza pubblica, in sistematica frode ai danni della Regione Calabria e della Comunitaฬ Europea. Le gare turbate e investigate dai militari del G.I.C.O., bandite tra il 2007 e il 2016 dalle stazioni appaltanti dei Comuni di Gioia Tauro e Rosarno, noncheฬ dalla S.U.A.P. (Stazione Unica Appaltante) di Reggio Calabria, hanno riguardato appalti per un valore complessivo superiore a 100 milioni di euro. Nel dettaglio, le indagini – corroborate da consulenze tecniche allโuopo disposte dalla DDA – hanno accertato:
a. la turbativa di nr. 15 gare dโappalto โ tra il 2014 e il 2016 โ indette per la realizzazione di grandi opere pubbliche nei comuni di Polistena, Rizziconi, Gioia Tauro, Gerace, Reggio Calabria, Santo Stefano in Aspromonte, Maropati, Grotteria, Galatro, San Giorgio Morgeto, Siderno, per un valore di oltre 58 milioni di euro.
Al riguardo, eฬ stato individuato un illecito cartello costituito da 43 imprese aventi sede in diverse regioni – articolato in cordate (calabrese, romana, toscana, siciliana e campana) – che hanno partecipato – a vario titolo – ai pubblici incanti investigati, determinandone indebitamente lโesito, attraverso la presentazione di offerte precedentemente concordate, garantendo, in tal modo, lโaggiudicazione degli appalti a una delle imprese del cartello.
Anche laddove il richiamato cartello non fosse riuscito vincitore, venivano messe in atto manovre – sotto forma del subappalto o della procedura di nolo – al fine di controllare la gara e la conseguente esecuzione dei lavori affidata, comunque, alle imprese delle varie cordate.
b. la turbativa di nr. 7 gare dโappalto, conseguenti allo stanziamento – tra il 2007 e 2013 โ di fondi comunitari per un importo complessivo di circa 42 milioni di euro, destinati alla riqualificazione delle aree urbane di Gioia Tauro, Rosarno e San Ferdinando, e dei relativi lungomare, in attuazione di Progetti Integrati di Sviluppo Urbano (P.I.S.U.) previsti dal โPOR Calabria FESR 2007/2013 Asse VIII Cittaฬ Obiettivo Specifico 8.1. “Cittaฬ e Cittaฬ ed Aree Urbane”.
Le predette condotte delittuose sono risultate aggravate dalla finalitaฬ di agevolare lโattivitaฬ della โndrangheta, nella sua articolazione denominata cosca โPiromalliโ di Gioia Tauro (RC) che si eฬ assicurata una rilevante โtangente ambientaleโ, garantendo la realizzazione dei lavori.
In questo sistema, sostenuto da un collante composito fatto di imposizione โndranghetistica e collusione, lo scopo perseguito dal sodalizio criminale eฬ stato quello di garantirsi il controllo dellโintero sistema delle gare pubbliche indette dalle stazioni appaltanti calabresi.
Ai vertici di tale sodalizio, le risultanze investigative hanno posto BAGALAโ Francesco cl. โ77 e MORABITO Giorgio i quali, con lโausilio di BAGALAโ Francesco cl. โ90, hanno realizzato una serie di numerosi reati contro la pubblica amministrazione, noncheฬ contro lโindustria ed il commercio, al fine di appropriarsi di ingenti risorse pubbliche costituite dai fondi comunitari (P.I.S.U.), i quali, piuttosto che essere destinati ad una riqualificazione del waterfront di Gioia Tauro, hanno consentito un ingente lucro ai danni degli enti pubblici interessati.
Il ruolo di imprenditori โcollusiโ dei BAGALAโ, era giaฬ emerso in maniera chiara dalle risultanze del procedimento cd. โCumbertazioneโ, conclusa nel 2017 dal G.I.C.O. con
Anche il MORABITO, da diverse concordanti dichiarazioni – ampiamente riscontrate – in considerazione del suo spessore criminale, aveva rapporti di โvicinanzaโ con i referenti della cosca sulla marina di Gioia Tauro.
Invero, per lโesecuzione dei lavori di cui agli appalti banditi dal quel comune, MORABITO Giorgio, quale imprenditore โcollusoโ e procuratore speciale delle ditte romane e siciliane appartenenti al cartello illecito, ha consentito lโassunzione – nei cantieri dal medesimo gestiti e/o alle dipendenze delle imprese aggiudicatarie – di maestranze segnalate dal referente dei โPiromalliโ, noncheฬ lโutilizzazione di mezzi meccanici e di un deposito riconducibili ad altri imprenditori vicini ad ambienti criminali mafiosi.
Le indagini eseguite nellโambito dellโodierna operazione hanno riguardato anche le condotte โa valleโ delle gare di appalto sopra descritte, focalizzando lโattenzione sullโesecuzione materiale delle opere, permettendo di disvelare:
– una sistematica frode in pubbliche forniture relative a lavori nel comune di Gioia Tauro ed in quello di Rosarno in cui erano stati stanziati fondi comunitari;
– la percezione di somme non dovute, per importi quantificati complessivamente in circa 6 milioni di euro.
A tal riguardo, le indagini hanno riscontrato diffuse irregolaritaฬ di carattere contabile e amministrativo โ quali, a titolo esemplificativo, la liquidazione allโappaltatore di spese non dovute, distorto utilizzo delle cc.dd. โvarianti in corso dโoperaโ, difformitaฬ rispetto ai progetti approvati nellโesecuzione dei lavori e nellโutilizzo dei materiali, omessi collaudi statici, consegne parziali, polizze fidejussorie irregolari, prove non eseguite sulla qualitaฬ
e sullo spessore degli asfalti bituminosi โ nellโesecuzione degli appalti per la realizzazione – tra le altre โ di importanti opere da destinare alla pubblica utilitaฬ quali il Palazzetto dello Sport, il Parcheggio interrato e il Centro Polifunzionale di Gioia Tauro, noncheฬ il Centro Polisportivo di Rosarno.
Fondamentale, in tale contesto, eฬ risultata lโacclarata complicitaฬ, a vario titolo, di pubblici ufficiali – dirigenti e direttori dei lavori/collaudatori, tecnici/progettisti e/o responsabili unici pro tempore dei procedimenti relativi agli appalti – allโuopo incaricati dalle relative stazioni appaltanti.
Eฬ stato, infatti, accertato il ruolo svolto dal dirigente dellโUfficio Tecnico del Comune di Gioia Tauro, Ing. NICOLETTA Angela, noncheฬ dallโArchitetto Francesco MANGIONE che insieme hanno rivestito la qualifica di direttore dei lavori e responsabile unico del procedimento per la maggioranza degli appalti relativi al waterfront ed alle altre opere pubbliche indetti con i fondi P.I.S.U., consentendo ai legali rappresentanti delle ditte aggiudicatarie, di poter lucrare ingenti profitti ai danni della Regione Calabria e della Comunitaฬ Europea che ha cofinanziato i progetti di riqualificazione strutturale.
Oltre ai suddetti, con riferimento agli appalti indetti dal Comune di Gioia Tauro, sono risultati coinvolti, a vario titolo, anche RISOLA Pierluigi, CREA Antonino, GABRIELE Michele e BRESSI Vincenzo quali direttori dei lavori/collaudatori tecnici/progettisti e/o responsabililโesecuzione di provvedimenti restrittivi personali nei confronti di 27 persone, per i reati di associazione per delinquere di tipo mafioso, associazione per delinquere semplice e aggravata, turbata libertaฬ degli incanti, frode nelle pubbliche forniture, corruzione e falsoideologico in atti pubblici, noncheฬ di provvedimenti cautelari reali su decine di imprese.
unici pro tempore dei procedimenti relativi agli appalti, noncheฬ CAMPISI Alessandra e ALATI Maria quali, rispettivamente, RUP e Segretario Comunale, pro tempore del comune di Rosarno.
Le attivitaฬ investigative hanno, altresiฬ, certificato lo stabile rapporto corruttivo insistente tra il funzionario dellโA.N.A.S. Compartimento di Reggio Calabria, Ing. Giovanni FIORDALISO e il noto imprenditore Domenico GALLO – dominus di numerose societaฬ fornitrici di bitume e calcestruzzo – finalizzato alla frode nellโesecuzione di svariati contratti di fornitura (che celavano tra lโaltro subappalti non autorizzati), noncheฬ svariati lavori in regime di somma urgenza indebitamente affidati ad imprese riconducibili al GALLO โ per un valore complessivo pari a 3,5 milioni di euro – nellโambito di n. 4 gare per lavori di ammodernamento di tratti dellโAutostrada A2 Salerno – Reggio Calabria, indette – tra il 2009 e il 2016 – da A.N.A.S. S.p.a. – ricevendo da costui beni di lusso, altre indebite utilitaฬ e promesse di incarichi redditizi nelle sue imprese.
Al riguardo, eฬ emerso che, per il tramite delle imprese a lui risultate riconducibili, e con lโingerenza del FIORDALISO, GALLO Domenico ha potuto effettuare forniture di bitume in diversi tratti autostradali della SA-RC, attraverso contratti di subfornitura o nolo a caldo e nolo a freddo che celavano, in realtaฬ, subappalti non autorizzati e utilizzando materiali di qualitaฬ inferiore rispetto ai parametri imposti dai capitolati di appalto.
Nel dettaglio, a fronte delle utilitaฬ derivanti dalle omissioni poste in essere da FIORDALISO Giovanni, il citato imprenditore – tra lโaltro – attraverso bonifici bancari recanti quale causale la retribuzione per prestazioni di lavoro mai effettuate – faceva percepire somme di denaro, per circa euro 94.000, a DE GIUSEPPE Caterina coniuge del predetto funzionario A.N.A.S. alla quale sono state contestate operazioni di riciclaggio volte ad ostacolare l’identificazione della provenienza delittuosa del denaro ricevuto.
Lโattivitaฬ in rassegna testimonia il costante impegno della Guardia di Finanza nel delicato settore del contrasto alle organizzazioni criminali di matrice โndranghetistica, noncheฬ alle proiezioni ed infiltrazioni mafiose negli appalti pubblici e nellโeconomia legale in genere.
Articolo pubblicato il giorno 28 Maggio 2020 - 15:22