Ambulatori e fase 2, dalle sanificazioni ai controlli della temperatura, i medici chiedono sicurezza. Gabriele Peperoni: «Specialisti ambulatoriali e Regione devono cooperare per superare al meglio questa fase delicata».
Sei punti da realizzare nell’immediato per evitare che la riapertura degli ambulatori in questa Fase 2 porti ad un’esplosione del contagio. A chiedere misure stringenti sono i medici della specialistica ambulatoriale del sindacato Sumai Assoprof. «Prima che sia tardi – spiega il vice presidente nazionale Gabriele Peperoni – bisogna assolutamente seguire un protocollo standard, solo così sarà possibile garantire la salute dei nostri utenti e dei medici che lavorano negli ambulatori».
I sei punti del protocollo standard richiesto alla Regione prendono: 1) sanificazione dei locali, «non nel modo sporadico in cui in questi giorni si procede, ma stabilendo secondo protocolli precisi interventi puntuali». 2) Fornitura di DPI (dispositivi di protezione individuale) a ciascun sanitario in modo costante e garantito evitando distribuzioni occasionali. Peperoni chiarisce che «specialisti come Otorini, Pneumologi, Odontoiatri, Oculisti che non possano sottrarsi ad un rapporto ravvicinato con i pazienti devono essere riforniti anche di quelle visiere e occhiali che da soli possono ridurre i rischi. Servono fornire i camici monouso, soprattutto per le attività domiciliari, e provvedere alla fornitura di camici puliti che dovrà essere quotidiana e garantita, non occasionale come fin ora. I guanti non dovranno essere più privilegio di ginecologi e dentisti ma a disposizione di ogni operatore sanitario». 3) I pazienti a loro volta dovranno essere accolti solo se forniti di mascherine chirurgiche (e non di FFP2 o 3) e in mancanza dovrà essergliene fornita una in accettazione. 4) L’accettazione dovrà subire anch’essa sostanziose modifiche perché «se ogni supermercato ha saputo dotarsi, per poter rimanere aperto, di un operatore con funzioni di portiere che regoli il flusso e controlli la temperatura dei clienti, non si capisce perché un poliambulatorio ne debba fare a meno». È necessario perciò disporre di un servizio di portierato vero e proprio con un operatore che fornito di termoscanner controlli e moduli l’ingresso dei pazienti che dovranno essere introdotti con cadenza e secondo gli orari prestabiliti dalla prenotazione, da soli o, se disabili, accompagnati da un solo parente, pure lui con mascherina e ugualmente controllato con termoscanner. 5) Rifornire in maniera costante gli ambulatori di gel per sanificare le mani. «Non si può pensare – dice Peperoni – che queste dotazioni possano scarseggiare né che possano mancare sapone, asciugatori elettrici o almeno carta per asciugarsi le mani». 6) Controllo periodico di tutto il personale sanitario e amministrativo sia con test rapidi che con tamponi.
«Sappiamo bene – prosegue il vice presidente Sumai – che il Territorio è la parte debole della sanità campana, ma riteniamo ovvio che tali procedure dovranno essere applicate a tutti gli ambulatori, quindi anche quelli all’interno degli ospedali e delle università, appena anche questi riprenderanno ad erogare prestazioni ai cittadini campani. Queste disposizioni devono essere imposte come necessarie alle Direzioni generali di ciascuna Azienda per evitare che sul territorio regionale i comportamenti si sviluppino a macchia di leopardo, facendo sviluppare nuovi focolai di cui le strutture sanitarie sono potenziali serbatoi». Il Sumai chiede che la Regioni emani un decreto in cui si preveda che i cittadini, sia per le visite ambulatoriali che per quelle domiciliari, compilino un’autocertificazione da consegnare insieme alla prenotazione con la quale dichiarare l’assenza di positività al covid-19 in atto ma anche negli ultimi due mesi. Specialisti ambulatoriali e Regione devono dialogare e cooperare per superare al meglio questa fase delicata».
Articolo pubblicato il giorno 5 Maggio 2020 - 21:52