Legambiente presenta dossier Facciamo secco il sacco e lancia allarme.“ Non contagiamo” la qualità della raccolta differenziata”. Occhi aperti sul sacco indifferenziato. Ecco la Domestic Litter, indagine partita con il Lockdown che ha visto impegnate oltre 500 famiglie della Campania per fotografare quali rifiuti fossero presenti nel loro sacco dell’indifferenziato. Troppi cittadini indisciplinati
In questo periodo di emergenza c’è rischio di “contagiare” la qualità della raccolta differenziata. La denuncia arriva da Legambiente che presenta il dossier Facciamo secco il sacco con un approfondimento sul sacco dell’indifferenziato dove ancora tanti cittadini inseriscono in modo sbagliato materiale riciclabile. Un sacco, quello dell’indifferenziato , che continuerà a crescere vista la necessità di utilizzare mascherina e guanti per arginare il contagio da COVID-19 e dove insieme al sacco dell’indifferenziato aumenterà probabilmente anche quello della plastica con l’incremento dell’usa e getta dovuto all’asporto e al delivery che nella Fase2 sono gli unici strumenti per poter riaprire attività ristorative e legate al food.
Con l’inizio del lockdown, Legambiente ha deciso di monitorare il sacco del secco indifferenziato dei cittadini campani, con l’indagine Domestic Litter, per capire quale tipologia di rifiuti vi sia conferita. Un’ indagine nuova nel suo genere che ha visto impegnate oltre 500 famiglie della Campania, alle quali è stato chiesto di fotografare quali rifiuti fossero presenti nel loro sacco dell’indifferenziato. Una breve istantanea che ci permette di capire meglio come differenziamo i nostri rifiuti e quali errori correggere.
Assorbenti e pannolini, con il 50,4%, sono sicuramente maggiormente presenti nel secco indifferenziato delle famiglie campane. Seguono in ordine spazzolini e lamette per il 43,1% e gli scontrini per il 39,5%. Ma i dati dell’indagine presentano una fotografia preoccupante per la presenza ancora di troppi rifiuti che dovrebbero essere conferiti altrove e che erroneamente sono riposti nel contenitore sbagliato impedendo quindi il loro riciclo e recupero. Basti pensare che possono essere conferite nel sacco dell’umido organico i tappi di sughero, presenti nell’indifferenziato del 23% delle famiglie, lo stecco dei ghiaccioli o del caffè presente nel 20,2% o ancora gli avanzi di cibo con il 9%. L’elevata presenza di sacchetti di patatine e dolciumi così come dei piatti e bicchieri monouso in plastica, presenti rispettivamente per il 15,3% e il 8,1%, evidenziano come siano ancora tanti gli imballaggi di plastica che vengono erroneamente riposti nel sacco dell’indifferenziato rischiando di sfuggire al percorso del riciclo e recupero.
“Una campagna informativa – commenta Mariateresa Imparato, presidente Legambiente Campania- che deve “mettere testa nel sacco” ed è per questo che abbiamo concentrato le nostre attenzioni sul sacco dell’indifferenziato. E’ li che ancora tanti cittadini insieme al secco indifferenziato inseriscono materiale riciclabile. Un po’ per errore e superficialità, un po’ per mancanza di una comunicazione efficace sui diversi prodotti, ma anche per liberarsi dei rifiuti, visto che il secco indifferenziato risulta ancora il conferimento previsto per più giorni nel calendario settimanale di tanti comuni. Questa nuova campagna, cade proprio in un tempo di gestione dell’emergenza dovuta dalla pandemia globale, ha un triplice obiettivo: fare chiarezza sul corretto conferimento, accompagnare i cittadini a fare meglio per aumentare la qualità e ridurre la produzione, sollecitare le amministrazioni a mettere in campo tutti gli strumenti necessari per migliorare la gestione locale dei rifiuti. “
Nel 2018, in Campania- scrive Legambiente nel dossier- la produzione di rifiuti urbani è stata di 2.605.021 tonnellate, in aumento rispetto al precedente anno del 1,4%. Se guardiamo la sola produzione di rifiuto secco indifferenziato, nel 2018 è stata pari a 1.232.087 tonnellate con una produzione pari a 212,4 kg di rifiuto per abitante. Valori decisamente elevati soprattutto se si considera il nuovo obiettivo che la comunità europea ci chiede di raggiungere che è di 100 kg di rifiuto secco indifferenziato per abitante.
Nel dossier Legambiente si concentra anche sulla plastica. Infatti, l’analisi effettuata da ISPRA stima una quota mediamente del 15% di frazioni plastiche nell’indifferenziato.
Della plastica correttamente conferita solo una parte è avviata ai processi di riciclo. In Campania, nel corso di questi anni, risulta notevolmente aumentata la quantità di plastica raccolta e avviata al riciclo. Infatti, se nel 2012 la quantità di plastica raccolta era pari a 64.596 tonnellate, nel 2018 è arrivata a raggiungere valori pari a 138.867 tonnellate con un incremento percentuale complessivo del 115%. Una grande quantità, che comprende sia gli imballaggi che le altre tipologie di plastica, equivalente al peso di circa quattordici torri Eiffel o, per prendere un riferimento nostrano, pari ad oltre nove volte il peso della torre pendente di Pisa. Una crescita costante, avvenuta durante questi anni, legata anche al significativo aumento delle percentuali di raccolta differenziata raggiunte nell’intero territorio campano che ha permesso, quindi, di recuperare questa tipologia di rifiuto. Infatti, se si osserva l’incidenza dei rifiuti di plastica sul totale dei rifiuti prodotti in Campania si vede come nel 2018 la plastica abbia inciso per il 5,34% contro i 2,53% del 2012.
“Oggi in Campania, accanto allo sforzo da fare sulla qualità e la riduzione, è necessario e urgente accelerare la realizzazione degli impianti di recupero e riciclo delle materie in ottica di economia circolare, dagli impianti di compostaggio e digestione anaerobica per la frazione organica e gli olii esausti a quelli per la plastica, carta, alluminio. Insomma- conclude Mariateresa Imparato- la sfida circolare, utile all’ambiente e all’economia, ha bisogno dell’energia delle cittadine e dei cittadini e del coraggio della classe politica. “
Articolo pubblicato il giorno 9 Maggio 2020 - 17:24