Il voto per il rinnovo dei Consigli e dei Presidenti delle Regioni non sarà un passaggio elettorale normale. Non lo era già prima del Covid19; pensiamo solo a tutta la discussione sul regionalismo differenziato, che nei fatti sottendeva la necessità di riscrivere nuovi rapporti tra Stato e Regioni, e rispetto a cui da più parti era stata evidenziato che non dovesse riproporsi uno schema delle autonomie differenziate che privilegiasse il NORD; non lo è, a maggior ragione, adesso dove qualsiasi certezza, già abbastanza traballante, è crollata. Siamo tutti chiamati alla necessità di ripensare nuovi comportamenti sociali, immaginare diversi stili di vita e nuovi modelli produttivi, a mettere finalmente in discussione la globalizzazione e la logica del capitalismo che hanno accresciuto distorsioni e diseguaglianze. La grave crisi ambientale riassume in modo drammatico questo scenario e pone l’urgenza, a livello mondiale, di radicali cambiamenti che tendano al riequilibrio delle condizioni economiche NORD e SUD. Dopo tutte le ubriacature sul declino del ruolo dello Stato e sulla necessità di affidarsi al mercato, si è evidenziato – se ancora non fosse stato sufficientemente chiaro – che l’economia e il sistema produttivo non sono in grado di ripartire e di “riformarsi” senza un massiccio intervento dello Stato differenziato tra Nord e Sud. Oggi si riscopre che i diritti non sono una merce su cui costruire affari e guadagni. Non lo è la sanità, il cui modello universalistico è apparso in tutta la sua generosità e ricco di grandi professionalità, ma anche fragile per gli spazi colpevolmente ceduti ai privati, per i posti letto falcidiati, per non aver costruito una rete territoriale efficiente con ruolo determinante e fattivo dei medici di base.
Si sono paragonati gli effetti della pandemia a quelli di una guerra. L’Italia e l’Europa del dopoguerra ebbero bisogno di grandi gesti: ricordiamo la cancellazione dei debiti di guerra, il piano Marshall, il rilancio delle PP.SS., la fondazione della CASMEZ, il ruolo degli uomini e delle donne del sud che, emigrando verso il NORD, consentirono la ricostruzione della struttura produttiva del Paese. Alla base vi fu la grande consapevolezza tra le forze politiche e sociali di non disperdere lo spirito, pur nelle differenze anche aspre, che aveva pervaso la nascita della Repubblica e della Costituzione. Oggi è venuto il momento di affrontare, senza infingimenti, la necessità di utilizzare i fondi che l’Europa, in forma solidaristica, mette a disposizione del Paese per portare nelle aree disagiate del SUD il lavoro che da troppo tempo manca. È vero che il Paese oggi, pur nelle difficoltà, sta reggendo, tuttavia la seconda fase delle riaperture e quella legata al rilancio economico richiederanno non solo più impegno, ma visione condivisa, l’ambizione di un progetto straordinario. Se è vero che da più parti, giungono segnali dell’apprezzamento dell’operato del governo nazionale, bisogna anche considerare che la Campania è tra le Regioni che rispetto al Centro-Nord ha retto meglio, non solo perché il contagio ha colpito di meno il Sud, ma anche per le misure adottate al fine di evitare che esso si espandesse. È un dato riconosciuto da tutti al governo regionale, mentre le opposizioni sono apparse oggettivamente assenti e incapaci di avanzare proposte.
Adesso, però, bisogna avere piena consapevolezza che questi nuovi scenari hanno la necessità di essere affrontati con una politica che guardi ai bisogni delle persone, delle famiglie e delle attività produttive. Dobbiamo dirci con franchezza e lucidità che molte famiglie che vivevano di attività sommerse, senza alcuna forma di assistenza, dovranno essere indirizzate per far recuperare loro il senso di Comunità. È venuto il tempo di fare emergere il lavoro nero, non per ottenere un maggiore gettito fiscale per le finanze statali, ma per investire a vantaggio di queste categorie emarginate.
Il problema che ci preme sottolineare dal punto di vista politico, non è solo chi vincerà il prossimo appuntamento elettorale – non si tratterà infatti di mettere insieme nomi per formare liste che, per quanto ci riguarda, saranno di centro-sinistra – ma guardare ai giovani che dovranno governare il futuro della nostra Regione.
Il Pd, il M5S, la forza verde, quelle di sinistra e progressiste, i cattolici democratici, le espressioni civiche, del volontariato e del terzo settore, devono avere chiaro che si tratta di costruire con la società della Campania con le forze politiche e sociali un “Progetto di rilancio Ambizioso ed un’Alleanza forte “, che impegni le tante energie e competenze di cui disponiamo. È nella stagnazione dell’emergenza che vedremo le falle e il potere delle organizzazioni criminali ed è quello il momento in cui la Campania generosa, solidale, forte che abbiamo visto in queste difficili settimane, non può e non deve rimanere fuori la porta: forze sociali e produttive, Università, centri di ricerca, terzo settore e quanti vorranno mettere a disposizione idee e competenze, dovranno essere protagonisti.
Abbiamo retto bene, ma non basta per reggere il futuro.
Non basta perché:
• l’emergenza sociale rischia di assumere dimensioni enormi, anche per i colpi subiti dagli addetti al sommerso, impegnati nei mille lavori che consentivano di portare a casa la jurnata. È indispensabile che gli aiuti stanziati arrivino rapidamente a famiglie, lavoratori ,professionisti, imprese ( dalla piccola impresa a settori strategici, come quello della filiera agroalimentare e del turismo).Sarà opportuno, per le esigenze specifiche dell’infanzia e delle famiglie con bambini, prevedere l’utilizzo di fondi regionali ad hoc.
• stiamo assistendo sui territori, in questo periodo, ad un disinquinamento generale. Noi non possiamo, quindi, permettere che si torni alla situazione di prima con la possibilità di devastare il territorio impunemente. Per questo le industrie e le attività che stanno riaprendo o riapriranno lo dovranno fare rispettando ferree regole di protezione ambientale.
• L’utilizzo dell’e-learning ha costretto operatori ed alunni ad un faticoso adattamento che ha presentato una serie di criticità non ancora risolte, non ultimo il digital divide che – in alcune realtà – è molto accentuato, sarà quindi necessario prevedere, di concerto con l’Ufficio scolastico regionale, l’utilizzo di strumenti che possano permetterne il recupero e consentire (anche nel periodo estivo) agli studenti, che non sono stati raggiunti attraverso la DAD, di mettersi in pari.
• la struttura produttiva tutta che è divenuta più esposta deve – secondo i parametri che enunciavamo – essere fortemente sostenuta e rilanciata, da subito va sbloccato il sistema delle costruzioni ripensandolo in ottica “green”.
• vi è la necessità, nella fase due, di implementare l’uso di test sierologici e tamponi, nonché di rafforzare i presidi di medicina territoriale per ridurre i casi di ospedalizzazione dei pazienti, ma anche di riorganizzare tutto il comparto della sanità, la rete dei servizi sociali, di fare i conti con l’emergenza ambientale;
La Campania e il Mezzogiorno hanno la possibilità,grazie proprio alla minore diffusione del virus, di poter ripartire prima, avranno l’occasione per stimolare occupazione e produttività, attivare le potenzialità per invertire la tendenza e recuperare il divario rispetto al Centro-Nord, anche al fine di rafforzare il contributo alla ripresa del Paese e potenzialmente anche dell’Europa e di aprire un nuovo dialogo con il bacino del Mediterraneo. Si tratta di andare oltre lo stesso “Piano per il Sud”, della necessità che la Campania lavori d’intesa con le altre Regioni.
Abbiamo bisogno, per fare queste cose, che si rifletta però sui limiti di questi anni, sulla necessità di riorganizzare la struttura regionale, le sue società partecipate, di offrire punti di riferimento certi che, in un rapporto nuovo con i territori, il sistema degli enti locali (Napoli e la sua area metropolitana, i Comuni capoluogo e l’insieme delle aree e della Regione) consentano di utilizzare pienamente le risorse Europee disponibili, insieme con quelle nazionali, abbiamo bisogno di un apparato che sia in grado di reggere processi amministrativi trasparenti e veloci e tale da mettere in atto gli obbiettivi che si vanno definendo. Abbiamo bisogno, in presenza di questa emergenza e fino al voto, che il Consiglio Regionale riacquisti centralità, diventi luogo e momento per definire e condividere le scelte.
Si tratta di costruire una sfida elettorale basata su un forte Progetto, su un piano concreto che richiede nuove dinamiche di coinvolgimento, di ascolto e di partecipazione.
Si trovi da subito la forma più idonea, che potrebbe essere la convocazione di tutte le forze attive sul territorio, per il coinvolgimento di ciascuna di queste parti, per metterle in connessione, e si individui un coordinamento cui affidare il compito di stimolarne le attività espresse dalle diverse componenti. Contestualmente si chieda a tutti di far pervenire proposte, idee e – soprattutto – chiediamo ai giovani di diventare i veri protagonisti di un racconto nuovo del nostro futuro. Proponiamo alle forze politiche – dal PD al M5S – che si apra una nuova fase del nostro confronto, non solo coinvolgendo da subitole forze sociali, produttive, ambientaliste, della ricerca e quanti e quante ne vorranno essere protagonisti, ma anche per definire il percorso che ci aiuti ad arrivare all’appuntamento elettorale preparati.
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