Avviso di conclusione delle indagini per 40 persone accusate di aver truffato l’Inps al fine di ottenere illecitamente prestazioni economiche nel settore delle invalidità civili. I meticolosi accertamenti investigativi, coordinati dalla Procura di Santa Maria Capua Vetere e condotti dai finanzieri della compagnia di Caserta, anche con intercettazioni telefoniche ed ambientali, hanno permesso di individuare un’associazione a delinquere capeggiata da un avvocato del foro di Santa Maria Capua Vetere che gestiva illecitamente numerose pratiche previdenziali e assistenziali al fine di far ottenere ai propri clienti il riconoscimento, anche in via giudiziale, di assegni e pensioni di invalidità e indennità di accompagnamento non dovute, grazie all’utilizzo di false certificazioni mediche e false perizie medico-legali.
Nove indagati sono ora accusati di aver fatto parte di un vero e proprio gruppo criminale, seppure con ruoli e responsabilità ben definite: l’avvocato casertano, promotore e organizzatore del sistema truffaldino che gestiva, direttamente o indirettamente, le pratiche per il riconoscimento dell’invalidità civile, pretendendo, in caso di esito favorevole, il 40-50% delle somme liquidate giudiziariamente; una titolare di un patronato di Casapulla, che reclutava soggetti interessati ad ottenere illecitamente le provvidenze pubbliche; un dipendente del Comune di Caserta, che reclutava anch’esso possibili “clienti” per l’associazione e forniva ai propri sodali informazioni anagrafiche di cui veniva in possesso per il ruolo ricoperto nell’ente locale; un funzionario dell’Inps, all’epoca con delega a rappresentare l’Istituto di Previdenza Sociale nel contenzioso giudiziario, di fatto collaboratore dello studio professionale dell’avvocato promotore del sistema illecito, al quale forniva anche informazioni riservate in cambio di una remunerazione fissa mensile; un collaboratore dello studio legale, che teneva i rapporti con i medici compiacenti; quattro medici, di cui un cardiologo e un neurologo in servizio all’ospedale di Caserta e un geriatra e un neurologo in servizio presso l’Asl di Caserta e operanti presso i poliambulatori di Piedimonte Matese e di Caiazzo, che rilasciavano con abitualità certificazioni false, talora ricevendo in cambio somme di denaro, quantificabili in 150-250 euro a certificato.
Il modus operandi era ben collaudato: trovati i soggetti interessati, il funzionario dell’Inps preparava i ricorsi contro il suo stesso Ente di appartenenza che venivano poi prodotti in giudizio dall’avvocato. A seguire, venivano attivati i medici che producevano le false certificazioni necessarie ad attestare la sussistenza di patologie inesistenti o più gravi di quelle realmente sofferte, di tipo cardiologico, geriatrico e neurologico, al fine di far risultare falsamente un grado di invalidità idoneo a far raggiungere le percentuali richieste dalla normativa di settore per l’accesso alle prestazioni previdenziali e/o assistenziali non dovute. Tale documentazione sanitaria veniva poi utilizzata nel contenzioso contro l’Inps, inducendo così in errore i Giudici del Lavoro che, a seguito delle indicazioni fornite dai Ctu, condannavano l’Inps ad erogare somme di denaro ai ricorrenti, a titolo di arretrati e di indennità di accompagnamento. Gli esiti dell’indagine, corroborati anche da successive visite di revisione compiute dall’Inps, parte lesa dal sistema truffaldino, hanno permesso di accertare la corresponsione di provvidenze non spettanti per almeno 27 casi risalenti al 2016.
Le numerose attività di osservazione, controllo e pedinamento dei soggetti beneficiari hanno poi confermato la fittizietà delle patologie lamentate, del tutto incompatibili con la mobilità accertata, atteso che i soggetti definiti invalidi gravi non autosufficienti in realtà venivano sorpresi a fare la spesa in autonomia e perfino a guidare l’auto con sicurezza, anche in strade trafficate. Nel corso dell’indagine, non sono mancati neanche ulteriori episodi delittuosi, ora contestati formalmente ai responsabili, come il caso del dipendente del Comune di Caserta che otteneva dal medico compiacente un certificato falso per non andare a lavoro o come il caso di un agente della Polizia di Stato in forza alla sezione di Polizia Giudiziaria della Procura sammaritana che, in cambio del buon esito della pratica di invalidità della moglie, si informava sull’esistenza di indagini in corso nei confronti della consorteria criminale e avvisava poi il dipendente del Comune di Caserta coinvolto, che si interessava anche presso la Polizia Municipale di Caserta per fargli ottenere due permessi di accesso alla Ztl del centro cittadino.
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