span style="font-size: medium;">Torre Annunziata. La Camera penale di Torre Annunziata, in merito all’articolo pubblicato oggi dal titolo ‘Processo telematico: avvocatura divisa’ ci ha inviato una nota nella quale spiega:
“La Camera Penale di Torre Annunziata ha dichiarato la propria disponibilità alla sottoscrizione di un protocollo che, contrariamente a quanto sostenuto nell’articolo, di fatto preclude la possibilità di qualsiasi ipotesi di celebrazione telematica delle udienze penali, salvo quelle per le quali tale forma di celebrazione sia imposta per legge, e, comunque, sempre con il proposito di sollevare tutte le doverose eccezioni di incostituzionalità avverso tali norme – scrive il presidente della Camera penale -. Il protocollo prevede, infatti, che vengano celebrate in aula solo quelle udienze per le quali sia possibile rispettare tutte le cautele sanitarie prescritte, con il rinvio di tutte le altre. Questo protocollo, che in tema di rifiuto delle udienze telematiche è il più evoluto d’Italia e ha addirittura preceduto le integrazioni – in data odierna – inserite nel testo originario del decreto legge, è stato approvato all’unanimità dalla partecipata assemblea dei soci, tenutasi in videoconferenza in data 27/04/20, ed è il risultato dell’impegno della Camera Penale e della lungimirante disponibilità del Presidente del Tribunale Dott. Aghina a raccoglierne le indicazioni. Non v’è alcuna spaccatura tra gli Avvocati, semmai tra gli Avvocati e qualche isolato componente del COA. Nè vi è divergenza tra la Camera Penale di Torre Annunziata e l’UCPI, come pure sembrerebbe ricavarsi dal tenore dell’articolo, giacchè tutti i penalisti italiani sono impegnati ad impedire la celebrazione telematica dei processi e quelli della locale Camera Penale vi sono già riusciti con successo, siccome peraltro condiviso dallo stesso Tesoriere UCPI Avv. Giuseppe GUIDA, partecipante all’ultima e già citata assemblea della Camera Penale”.
A supporto della tesi della Camera Penale il Tesoriere Guida: “Ho ribadito la ferma contrarietà dell’Unione al processo da remoto, precisando che la fase emergenziale non poteva essere il ‘lasciapassare’ pervicace e durevole di un processo incostituzionale, ma doveva con le opportune cautele ed il rispetto delle misure sanitarie prescritte, consentire agli avvocati, in questo periodo particolare e solo in questo, di rientrare in aula. La Camera penale di Torre Annunziata, ferma e condivisa la contrarietà al processo da remoto tout court, ha predisposto una proposta articolata e ragionevole, perfettamente in linea con quanto deliberato dall’unione camere penali italiane”.
Fin qui i chiarimenti della Camera penale e del Tesoriere dell’Unione Camere penali, ma per completezza di informazione alleghiamo stralci del documento ufficiale del Consiglio dell’ordine degli avvocati di Torre Annunziata, a firma del presidente Luisa Liguoro, inviato al Presidente del Tribunale Ernesto Aghina, richiamato anche nell’articolo che la Camera Penale ha inteso smentire.
Il consiglio dell’ordine scrive a chiare lettere ad Aghina: “Con riferimento alla Sua volontà di procrastinare il protocollo per la trattazione da remoto delle direttissime e delle udienze di convalida d’arresto, Le comunichiamo che, in via di principio, questo Consiglio dell’Ordine è contrario a qualsiasi soluzione informatica del processo penale, senza nessuna eccezione. (.) Riteniamo che i principi di immediatezza e oralità non possano mai essere sacrificati neppure nel caso di una delicata emergenza sanitaria come quella che stiamo soffrendo. Prendiamo atto, però, che la Camera Penale, che pure aveva precedentemente assunto la decisione di aderire a tale protocollo solo ed esclusivamente per la “fase emergenziale” che si esauriva quindi l’11.05 p.v., ha già prestato il proprio consenso alla proroga e pertanto, onde evitare un’insidiosa divisione all’interno dell’Avvocatura, su questo specifico punto, nostro malgrado, e per il senso di responsabilità che ci appartiene, riteniamo di non dovere insistere in pareri negativi seppure già in sede di sottoscrizione del protocollo avevamo manifestato delle perplessità di ordine tecnico che, in parte, si sono concretizzate in problemi vari riscontrati dai nostri iscritti e segnalatici di volta in volta”.
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