Sant’Antimo, Arzano e Caivano. Commissari straordinari minacciati, esposto al Viminale. Una lettera è stata inviata ai Procuratori Francesco Greco e Giovanni Melillo: Nei territori i Prefetti a rischio come negli anni di piombo. Non sarebbe la solita minaccia celata dietro il paravento di polemiche strumentali o lo sfogo di qualche sindaco e consigliere mandato a casa perché macchiatosi dell’onta dello scioglimento per camorra: ma un disegno preordinato e forse ben organizzato da ex amministratori e pezzi dello Stato. E quanto starebbe accadendo in queste ore nei comuni gestiti dai commissari finiti al centro di un fuoco incrociato di chi attraverso un tentativo maldestro di voler sovvertire le gravi accuse mosse nei loro confronti, con una strategia che pare essere accomunata da un unico filo conduttore: attacca lo Stato e chi lo rappresenta in questo momento storico in cui i governi stanno dimostrando di non poter garantire più nessuno, men che meno gli organismi statali. Tra l’altro le scarcerazioni eccellenti di boss e gregari di queste settimane sono la prova che la mafia (anche politica) sta cambiando pelle e starebbe cercando in tutti i modi di conquistare terreno lanciando un segnale forte al Governo: far cessare la pratica dei commissariamenti con la presentazione di un disegno di legge che ne limiti il campo di azione. Si vedrà. Ma ritorniamo nei comuni dell’area a nord di Napoli. Il paradosso vero è rappresentato dal Comune di Sant’Antimo in cui la commissione insediatasi solo da poche settimane, è già finita al centro di violenti attacchi attraverso una campagna social altamente diffamatoria e a mezzo irruzioni nella casa comunale per scattare video e foto, starebbero tentando di condizionare le scelte della commissione straordinaria. Stessa cosa anche nel comune di Arzano, dove l’ex sindaca Fiorella Esposito avrebbe iniziato una vera e propria campagna diffamatoria sui social (già denunciata alla Procura) contro la Commissione straordinaria cercando di ribaltare le accuse contro la sua amministrazione in capo ai vice prefetti. Addirittura scagliandosi contro Procure e forze di polizia che a suo dire non avrebbero debellato l’usura e le piazze di spaccio.
Alla Esposito, nelle oltre 100 pagine del DPR, gli vengono contestate la nomina di un dirigente indagato e coinvolto in diverse inchieste, il mancato controllo sugli abusi del clan della 167 in via Colombo con la mancata comunicazione alle IACP di Napoli in riferimento all’occupazione senza titolo degli alloggi, la gestione delle pompe funebri in capo al clan Ferone nonostante la ditta non fosse autorizzata, e la gestione con il mancato controllo sui beni confiscati affidati a due candidati delle sua liste elettorali con un’associazione addirittura senza titolo. Anche Caivano vede l’insofferenza della politica disciolta per mafia che non perde occasione per rimarcare fatti e circostanze non supportate dai fatti ma con il chiaro intento di delegittimare anche in questo l’azione dello Stato. E appare ovvio, che tutta questa sovraesposizione senza un intervento deciso della magistratura con l’apertura di indagini, potrebbe determinare un rischio concreto per i funzionari dello stato e contro chiunque si “macchi” di ostacolare l’avanzata di un sistema che sulla prevaricazione, la violenza verbale e la calunnia vorrebbe costruirsi una nuova credibilità politica. Azioni tanto poco accorte smentite con dati di fatto dalle azioni concrete dei commissari. (g.s.)
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