Ci sono anche un cugino e due zii di Ugo Russo, il baby rapinatore di 15 anni ucciso dai colpi di pistola esplosi da un carabiniere la notte del primo marzo a Napoli, tra i destinatari delle nove misure cautelari in carcere notificate stamattina dalla Squadra Mobile della Questura partenopea nell’ambito delle indagini coordinate dalla Procura della Repubblica sulla devastazione del pronto soccorso dell’ospedale Vecchio Pellegrini, avvenuta la stessa notte, nel pieno dell’emergenza epidemiologica, dopo la morte del 15enne. Si tratta di Giovanni Grasso, 23 anni, che lo scorso 9 marzo era stato preso dai carabinieri per la “ritorsione” a colpi d’arma da fuoco contro la caserma Pastrengo dove ha sede il comando provinciale dei carabinieri di Napoli e dei suoi genitori, Maria Pia Russo (sorella del papa’ di Ugo) e del marito, Salvatore Grasso. Quella notte, a Napoli, andò in scena, infatti, un vero e proprio assalto allo Stato, con la devastazione e il saccheggio di un ospedale e con seguente raid a colpi d’arma da fuoco contro una caserma dei carabinieri. Il reato di devastazione non è stato contestato all’altro giovane accusato della ‘stesa’ contro la caserma dei carabinieri, Vincenzo Sammarco, 22 anni, in quanto non è stata finora accertato che fosse a conoscenza dell’assalto avvenuto poco prima nell’ospedale.
Le indagini dei pm Parascandolo, Mozzillo e Fratello, durate appena dieci giorni, mettono in stretta relazione la devastazione del pronto soccorso e il raid alla caserma dei carabinieri. L’assalto all’ospedale, secondo quanto emerge dall’analisi delle immagini dei sistemi di videosorveglianza interni ed esterni all’ospedale Vecchio Pellegrini, sarebbe avvenuto quasi in maniera spontanea: sarebbe scattata cioè appena dopo la morte del 15enne nel pronto soccorso. Ciononostante sono in corso ulteriori verifiche investigative per accertare se ci sia stata una sorta di programmazione con la convocazione di altre persone del quartiere attraverso chat o per via telefonica. L’attività investigativa si sta ora concentrando sull’identificare di partecipanti alla devastazione: il numero delle persone che prese parte al raid, infatti, è stimato in qualche decina. Due destinatari delle nove misure, infine, un minorenne e Salvatore Mazzocchi, non sono stati trovati dalla Polizia di Stato nei rispettivi domicili. Entrambi si sono consegnati, successivamente, alle forze dell’ordine. A loro verrà notificata anche la sanzione per la mancata osservanza delle norme anti contagio. Per la morte del 15enne, avvenuta durante un tentativo di rapina che il minorenne voleva mettere a segno insieme a un complice, e’ indagato con l’accusa di omicidio volontario un militare dell’Arma, 23 anni, napoletano ma in servizio nel Bolognese.
“Un assoluto disprezzo delle leggi, delle istituzioni e delle norme del vivere civile”. Secondo il gip di Napoli, che ha emesso un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti dei 7 maggiorenni raggiunti oggi da misure cautelari (oltre a due minorenni), la custodia in carcere è “proporzionata all’entità dei fatti” e “nessun’altra misura si stima adeguata in considerazione delle allarmanti modalità dei fatti e della negativa personalità” dei destinatari dell’ordinanza. Il gip Nicoletta Campanaro sottolinea inoltre “come la condotta illustrata sia vieppiù grave data la situazione di assoluta emergenza sanitaria in cui versa l’intera Nazione, in seguito alla diffusione del Covid-19. La chiusura di un pronto soccorso – scrive – ha compromesso la disponibilità di un presidio sanitario per molte ore, privando la città di un’importante struttura pubblica”.
“Erano le 3.38 e all’ingresso c’erano almeno 100 persone – racconta uno dei medici – io sono stato spintonato, ho avuto tanta paura, così come i miei colleghi che erano con me quella sera. Avevamo tutti una frequenza cardiaca alta e in particolare una collega che ha avuto un particolare disagio emotivo. Si è scatenato l’inferno. Lavoro da 17 anni al Pellegrini ma io una situazione cosi’ tremenda non l’ho mai vissuta”. Gli arrestati sono stati individuati grazie alle immagini di sicurezza ma anche a un video che un agente in borghese del commissariato San Carlo Arena ha fatto durante le fasi della devastazione. Comparandole con i profili social di familiari e amici del ragazzo si è arrivati all’identificazione dei responsabili della devastazione. Il gip parla di “scenario raccapricciante che rimanda a una vera e propria guerra urbana, alla messa in opera quasi scientifica di una vera e propria devastazione”.
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