“Raffaele Cutolo è un uomo malato, molto malato e ho ritenuto giusto presentare l’istanza per gli arresti domiciliari. Poi il magistrato deciderà come ritiene giusto. Ma trovo assurdo che si critichi o si insulti un magistrato di Milano che ha scarcerato un condannato con un fine pena di 8 mesi e malato di tumore”. Il legale del vecchio capo della Nco, l’avvocato Gaetano Aufiero, rivendica per il suo assistito il diritto a scontare a casa il suo “fine pena mai”, dopo 42 anni di detenzione, 40 dei quali trascorsi in regime di 41 bis. “Quando sento dire – ha affermato Aufiero – che nei reparti di 41 bis ci si cura meglio che fuori, penso sia falso o ipocrita, perché non é vero. Non esiste il distanziamento sociale, non ci sono le condizioni e spesso nelle carcere non c’è neppure l’assistenza medica notturna”. E ricorda l’ultimo ricovero del boss di Ottaviano, protagonista della guerra di camorra che contrappose la Nco alla Nuova Famiglia, con centinaia di omicidi negli anni ’80. “Il 19 febbraio scorso Cutolo è arrivato in fin di vita in ospedale – racconta – al punto che furono avvisati anche i familiari. Neppure allora abbiamo fatto istanza di arresti domiciliari. Non abbiamo mai strumentalizzato, come pensa qualcuno, le tante patologie, anche gravi, che già da tempo minano la salute di Raffaele Cutolo. Adesso ritengo sia giusto che possa curarsi e non in carcere”.
Fino a 9 marzo scorso il 79enne boss, condannato all’ergastolo e ritenuto ancora in grado di gestire un potere criminale, è stato ricoverato nell’ospedale di Parma per problemi respiratori. Quando le sue condizioni lo hanno permesso, è tornato nel carcere emiliano. Il 21 marzo il Dap ha emesso una circolare nella quale si sottolineano le difficolta’ delle carceri e la necessita’ di controllare i detenuti ultrasettantenni per evitare possibili contagi. “In una situazione di pandemia, con casi di positività e anche con un decesso a Bologna – sottolinea Aufiero – molti penitenziari non sono ancora attrezzati. Pochi giorni fa ho partecipato a un’udienza con due detenuti in video conferenza da due diversi carceri, e mentre gli agenti che li accompagnavano erano forniti di guanti e mascherine, i detenuti ne erano sprovvisti. Come può anche il procuratore nazionale Antimafia Federico Cafiero de Raho dire che in carcere si è assistiti come e forse meglio che all’esterno. Con tutto il rispetto, le considero battute infelici”. Il legale replica anche alle polemiche politiche, in particolare alle affermazioni del leader della Lega Matteo Salvini, proprio sul caso Cutolo. “Sento e leggo cretinate e vorrei che chi decide di intervenire su queste questioni si informasse sulla reale condizione dei detenuti in regime di 41 bis. E quando non si è in possesso delle informazioni giuste, consiglierei di tacere e di riflettere. Io conosco la situazione e mi permetto di dire che è un’eresia sostenere che al 41bis si si cura meglio che fuori”, evidenzia.
Articolo pubblicato il giorno 24 Aprile 2020 - 08:02