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Gli ambientalisti denunciano: ‘Colpo di mano su Regione Campania e Arpac per favorire le fonderie Pisano’

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Il Comitato e l’Associazione “Salute e Vita” si ritrovano a dover denunciare ancora una volta l’operato a dir poco opaco della Regione Campania in merito alla vicenda Fonderie Pisano. Infatti con decreto dirigenziale n.85 del 20 aprile 2020, a firma del Dirigente Antonello Barretta, la Regione Campania ha rinnovato l’Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA) con validità di 12 anni! Un vero e proprio colpo di mano operato in piena emergenza Coronavirus, quando l’attenzione dell’opinione pubblica è giustamente rivolta ad altro come dimostrato del fatto che la notizia non sia tempestivamente arrivata nemmeno agli organi di stampa. In un momento così difficile, quando è costante il richiamo alla cooperazione per salvaguardare la salute di tutti, i vertici della Regione Campania hanno gettato la maschera e hanno dimostrato quale sia il disegno scellerato che guida le proprie decisioni, la protezione dell’imprenditoria senza scrupoli a discapito della salute dei propri cittadini, per nulla tutelata. Ferisce pensare che la Regione in questo momento emergenziale abbia avvertito questa come priorità, tanto più che non vi erano termini perentori entro cui pronunciarsi.

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E’ chiaro che questa improvvisa accelerazione sia figlia del favore del momento. Nondimeno, in questo contesto così allarmante suscita enorme sdegno l’atteggiamento omissivo dell’ARPAC che, si legge nel decreto, “non ha fatto pervenire elementi ostativi in merito” naturalmente nulla ci aspettavamo anche dall’ASL di Salerno che ha sempre avuto un comportamento ostile nei confronti della popolazione. Il momento è propizio per tale scandaloso rinnovo anche perché i cittadini si ritrovano, giustamente, privati delle proprie libertà costituzionali, e non possono mettere in campo forme di protesta, né gli attivisti possono riunirsi per studiare nuove risposte ai poteri forti in campo. Ebbene, appena possibile l’Associazione si opporrà a questo scempio con tutte le proprie forze, cominciando con l’impugnare davanti dal TAR tale ordinanza.


Articolo pubblicato il giorno 28 Aprile 2020 - 13:08
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