Napoli, cadavere di un pony ritrovato tra i rifiuti nelle discariche sotto al Ponte Fiat nella zona industriale. Il video
Castellammare di Stabia. Associazione mafiosa, estorsioni e droga: la Cassazione dà una nuova chance al boss Luigi Di Martino, ‘o profeta, il boss di Ponte Persica, detenuto in regime di 41 bis, destinatario a novembre scorso di un’ordinanza di custodia cautelare insieme a 19 presunti affiliati. Ieri la Corte di Cassazione ha accolto il ricorso dell’avvocato Dario Vannetiello, difensore di Di Martino, proposto contro il rigetto del Tribunale del Riesame di Napoli. Il Tribunale della Libertà aveva infatti negato ogni attenuazione della misura proposta dalla difesa anche in merito alla validità delle intercettazioni ambientali e telefoniche, poste a sostegno dell’ordinanza di custodia cautelare da parte del Gip di Napoli. Alla luce del rigetto di Napoli, l’avvocato Vannetiello aveva proposto il ricorso in Cassazione, discusso ieri – nonostante l’emergenza sanitaria in corso – in un tribunale deserto. Il Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Napoli a novembre scorso aveva emesso un’ordinanza cautelare a carico di 20 persone (15 in carcere e 5 agli arresti domiciliari), accusati a vario titolo di associazione per delinquere di stampo mafioso, estorsione, produzione, traffico e detenzione illeciti di sostanze stupefacenti o psicotrope e associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti o psicotrope, armi ed intestazione fittizia. La quarta sezione della Corte di Cassazione, presieduta dal giudice Fumu, ha valutato l’istanza del difensore del reggente del clan Cesarano – operante da decenni in Pompei, Castellammare e zone limitrofe – . La tesi dell’avvocato Vannetiello ha fatto breccia nei supremi giudici.
Il vertice assoluto del clan era stato individuato in Gigino “ ‘o profeta”.
Gli elementi di accusa, avvalorati nella ordinanza di custodia emessa dal giudice presso le indagini preliminari, Cananzi, apparivano granitici, anche alla luce di migliaia di intercettazioni.
Di Martino è accusato di ben dieci reati: quell’ordinanza ora dovrà ritornare di nuovo dinanzi al Tribunale del Riesame, nonostante il Procuratore Generale, dottoressa Loy, aveva invocato il rigetto dell’articolato ricorso proposto dalla difesa.
Il riesame dovrà verificare la fondatezza o meno delle questioni giuridiche sollevate e rigettate tra le quali quella sulla legittimità o meno delle intercettazioni ambientali e telefoniche, prova principe della intera inchiesta nella quale il boss stabiese è assistito dagli avvocati Dario Vannetiello e Antonio Garofalo.
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