Come autentico Inno alla speranza si eleva la solenne e stupenda preghiera “Dal tuo Stellato Soglio”, tratta dal Mosè in Egitto di Rossini, che gli artisti dell’associazione culturale “Noi Per Napoli”, hanno intonato come un canto rivolto a Dio, in occasione di Pasqua 2020 con una dedica speciale: a tutti coloro che stanno soffrendo per questa terribile pandemia, alle sue vittime ed chi la sta sconfiggendo in ogni modo, affinché conduca tutti presto in salvo attraverso il passaggio di queste acque tempestose fino alla riva della speranza!
Gli artisti che hanno partecipato all’iniziativa sono il soprano Olga De Maio, i tenori Luca e Lucio Lupoli, l’arpista Gianluca Rovinello arpista, Vittorio Oriani al flauto, Nataliya Apoenskaya al pianoforte, con l’introduzione del giornalista Giuseppe Giorgio.
(Realizzazione video fficiale a cura di DGPhotoArt di Davide Guida – Progetto artistico e sociale di https://noipernapoli.it/)
Rossini debuttò proprio al Teatro San Carlo di Napoli il 5 marzo del 1818 con il Mosè in Egitto che ebbe un discreto successo fino al secondo atto, in quanto giunti al terzo atto, alla scena dell’apertura del Mar Rosso, si verificò un imprevisto incidente scenico che suscitò ilarità generale del pubblico. Fu per questo motivo che il compositore stesso decise, nelle successive edizioni, quella del 7 marzo 1819 e del 24 febbraio 1820, di scrivere lo straordinario brano “Dal tuo stellato soglio”. La composizione dell’opera tra l’altro si collocava proprio nel periodo di quaresima, alla fine del Carnevale, in cui in molte città italiane vi era la consuetudine di prolungare le aperture dei teatri.
Per questo motivo Rossini ricorse ad un escamotage per aggirare quelle norme sociali che impedivano i divertimenti pubblici in quel periodo di austerità morale: portare in scena soggetti tratti dalla Bibbia da intrecciare con storie secondarie di fantasia, in genere a carattere amoroso.
Per l’ edizione del 1819 nacque così il celebre e bellissimo brano “Dal tuo stellato soglio”,ad apertura del terzo atto dell’opera, una occasione per creare un’autentica summa di emozioni e situazioni sublimi. Mosè, Aronne ed Elcìa in attitudine orante, nella forma della salmodia responsoriale, accompagnati dall’ arpa, intonano questa meravigliosa preghiera rivolta a Dio perché li liberi e li porti in salvo dalla schiavitù egiziana. Trascinato da tutto questo fervore è il popolo ebreo, il Coro nell’opera, ad appropriarsi della melodia con un improvviso cambio di modo dal modo minore a quello maggiore, moltiplicando l’effetto esaltante. Questa caratteristica fu notata e messa in evidenza dal celebre anatomo-patologo dell’epoca, il professor Domenico Cotugno (1736-1822), dal quale il nome dell’ospedale napoletano Cotugno, avamposto in questi giorni nella battaglia anticovid-19, che definì colpo da autentico assassino l’effetto e l’impatto emotivo che il brano ebbe sugli ascoltatori e spettatori : “più di quaranta casi di febbre cerebrale di origine nervosa e di convulsioni violente si produssero nei giorni immediatamente successivi alla rappresentazione dell’opera, in giovani donne eccessivamente prese dalla musica, l’unica causa dei quali fu la preghiera degli ebrei del terzo atto con la sua magnifica modulazione.”.
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