Prorogare di un’altra settimana il bonus spesa, utilizzando le risorse rimaste in cassa, in attesa di nuovi fondi per ampliare la platea e immaginare misure di sostegno all’economia che affianchino l’assistenza. A questo sta lavorando l’assessorato alle Politiche sociali del Comune di Napoli, partendo dai 3 milioni non ancora spesi degli 8,6 complessivi (7,6 milioni del fondo Protezione civile, a cui si aggiunge un milione appostato dall’amministrazione con un fondo di solidarieta’). Sono 18.231 le domande arrivate dal 4 al 10 aprile, 15.517 quelle ammesse. “Stiamo parlando dei piu’ poveri tra i poveri – spiega all’AGI l’assessore Monica Buonanno – abbiamo fatto tutto quello che si poteva, considerando i tempi stretti, le risorse limitate e una platea difficile da individuare, perche’ il virus ha creato nuove poverta’ che si sono aggiunte a quelle storiche”. Ai beneficiari del bonus, 300 euro suddivisi in tre settimane, piu’ un contributo di 20 euro per ogni figlio con meno di un anno, stanno arrivando i pin con i quali acquistare alimenti e generi di prima necessita’ nei circa 90 esercizi commerciali che hanno aderito all’iniziativa e che da oggi cominceranno a ricevere i ristori.
Per evitare assembramenti si e’ deciso di scaglionare l’invio dei codici: gli ultimi sono partiti ieri e si potranno utilizzare entro il 15 maggio. Fino a questa data il Comune avra’ tempo per pensare alla seconda fase. “Abbiamo deciso prudenzialmente di partire con 300 euro – precisa Buonanno – adesso abbiamo le risorse per prolungare questa misura. Abbiamo fatto scelte difficili sulla platea, con trasparenza e senza discriminazioni. I fatti ci dicono che sono state corrette, mentre altri Comuni hanno scelto di estendere all’inizio e si sono trovati in difficolta'”. Ora l’amministrazione chiede subito nuovi fondi al Governo e nel frattempo studia la possibilita’ di aumentare i destinatari e rivedere a rialzo l’importo del bonus. “Vogliamo arrivare anche ai meno ultimi – argomenta l’assessore – e fare un ragionamento piu’ ampio, che vada oltre l’offerta di generi alimentari e guardi anche alla tenuta del tessuto produttivo, che oggi e’ in ginocchio”. Buonanno chiarisce il concetto con un esempio: “Alla riapertura, il settore della ristorazione dovra’ osservare delle limitazioni tra cui una maggiore distanza dei tavoli. I gestori avranno una riduzione della clientela e potrebbero pensare di ridurre il personale. Noi vorremmo intervenire per sostenere queste attivita'”. Discorso analogo anche per la platea dei beneficiari. “E’ facile accusare il Comune di aver escluso chi ha una pensione sociale o percepisce un reddito minimo – sottolinea – ma se avessimo incluso anche queste categorie, con i fondi a disposizione avremmo erogato cifre irrisorie. Lo Stato faccia la sua parte, ci dia piu’ risorse e noi faremo la nostra parte”.
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