Aveva 70 anni Luis Sepulveda, ucciso dal Coronairus mentre era ricoverato da fine febbraio in un ospedale di Oviedo.
Esule politico, guerrigliero, ecologista, viaggiatore, esordì con “Il vecchio che leggeva romanzi d’amore”, regalando ai suoi lettori un pezzo significativo della sua intensa vita: sette mesi trascorsi nella foresta amazzonica con gli indios Shuar. Nel 1977 fu espulso dal Cile dopo due anni e mezzo di carcere, si era unito a una missione dell’Unesco per studiare l’impatto della civiltà sulle popolazioni native. Nacque così una storia a metà tra gli indios diffidenti nei confronti dei bianchi e i bianchi che al protagonista avevano insegnato a leggere dandogli così un rifugio per la perdita della giovane moglie.
Con “Storia di una gabbianella e di un gatto che le insegnò a volare”, diventatato un film d’animazione per la regia Enzo D’Alò, fu consacrato come scrittore non solo per un pubblico adulto ma per tutte le età. Al talento dello scrittore, aggiungeva l’impegno politico contro gli effetti lasciati in Sud America dalle dittature militari, a favore dell’ecologia militante, dei popoli indigeni del Sud America, contro il razzismo in Europa.
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