“E’ risultato positivo nel carcere di Santa Maria Capua Vetere un detenuto che, a quanto abbiamo saputo, già dal 26 marzo manifestava sintomi di malessere riconducibili ad un contagio da Covid19. Questo caso ci era stato segnalato lo scorso 31 marzo dai famigliari dell’uomo, preoccupati per il suo stato di salute e per le minime cure a cui era stato sottoposto fino a quel momento. Con il nostro difensore civico e la nostra sede regionale campana lo abbiamo dunque preso in carico e seguito, chiedendo al carcere quali fossero le condizioni dell’uomo, a quali cure fosse stato sottoposto e sollecitando la richiesta di sottoporlo al tampone per verificare il possibile contagio”. A dirlo è Patrizio Gonnella, presidente di Antigone. “Dal provveditorato regionale eravamo stati messi al corrente del fatto che il tampone sarebbe stato eseguito nel pomeriggio di ieri, e oggi abbiamo avuto conferma della sua positività e del trasferimento dell’uomo nella terapia intensiva dell’Ospedale Cotugno” chiarisce Luigi Romano, presidente di Antigone Campania. “Questo caso – sottolinea Gonnella – ci dà l’idea di quanto sia complicato gestire casi di positività da coronavirus negli istituti di pena. In questo momento siamo fortemente preoccupati e ci auguriamo che vengano prese tutte le misure per isolare i detenuti e il personale penitenziario che è stato a contatto con l’uomo, allo scopo di garantire la tutela della salute”.
L’istituto di Santa Maria Capua Vetere al 29 febbraio contava 1.000 detenuti a fronte di 818 posti regolamentari. Inoltre – sottolinea l’associaione Antigone – annosa, e da anni irrisolta nonostante i ripetuti solleciti, la questione del mancato allaccio alla rete idrica cittadina. Il carcere è servito da un pozzo semi-artesiano con annesso impianto di potabilizzazione e nei mesi estivi la situazione diventa intollerabile. “Purtroppo quello del carcere in questione non è un caso unico nel panorama italiano. Per questo – conclude Gonnella – bisogna fare in fretta a mandare a casa almeno altri 10.000 detenuti. Le carceri, con il loro sovraffollamento, i problemi strutturali e l’inevitabile promiscuità, rischiano di diventare dei focolai peggiori delle Residenze Sociali per Anziani dove, in questi giorni, stiamo vedendo numeri enormi di contagi con conseguenze spesso drammatiche”.
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