“Tornassi indietro rifarei tutto uguale”. Cosi’ il premier Conte in un colloquio con la Stampa. “Non sono pentito. Ho una grande responsabilita’ nei confronti del Paese. Non posso permettermi di seguire i sentimenti dell’opinione pubblica che pure comprendo nelle proprie emozioni”. La curva del contagio va controllata “in tutti i modi”. “Ecco perche’ sono convintissimo che sia meglio procedere sulla base di un piano ben organizzato per minimizzare al massimo il rischio di una ricaduta che sarebbe fatale”. La bussola “che guida l’ azione e le scelte del governo sono le valutazioni che hanno e devono continuare ad avere una base scientifica. E’ mio dovere attenermi a questa – aggiunge -. C’e’ una certa rigidita’ del comitato tecnico-scientifico, ma se c’e’ e’ sulla base della letteratura scientifica sui contagi che loro hanno a disposizione”. Conte comunque rivendica le scelte fatte: “Se un paziente solo, il famoso paziente uno, e’ riuscito a far esplodere un focolaio e a scatenare un contagio tale da obbligarci a chiudere l’intera Italia, riuscite a immaginare cosa potrebbe succedere con 100 mila casi positivi, quali sono quelli attualmente accertati?”. L’indice del contagio R0 “adesso e’ sotto l’ uno. Se tornasse a 2 vorrebbe dire in pochissimo tempo 200 mila contagiati, poi 400 mila, poi 800 mila, poi 1 milione e seicentomila e cosi’ via. La curva diventerebbe esponenziale. Con il tasso di letalita’ che c’e’, sarebbe imperdonabile”. Si precipiterebbe “in una condizione ben peggiore e forse irreversibile”. Per quanto riguarda le fabbriche e le aziende, “abbiamo aperto all’industria e questo significa non 3 milioni, ma 4 milioni e mezzo di lavoratori che si sposteranno nel Paese”.
Ai cittadini “abbiamo voluto allentare un po’, per andare incontro ai desideri comuni, evitando pero’ una sensazione di liberi tutti e di trasformare la ritrovata liberta’ in un diffusore del contagio anche tra i familiari e gli amici. Anche per questo abbiamo mantenuto l’ autocertificazione, con specifiche motivazioni. Proseguiremo per step, pronti a correzioni se vedremo la curva rialzarsi. Ricorreremo a nuove zone rosse se necessario”. Riguardo le critiche dai vescovi, Conte ha sentito Gualtiero Bassetti: “Con la Cei lavoreremo per concordare uno specifico protocollo di sicurezza, in modo da garantire a tutti i cittadini che parteciperanno a celebrazioni liturgiche condizioni di massima protezione. Questo anche per tutelare i parroci e i celebranti contro il rischio che si diffonda il contagio tra i fedeli”.
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