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Questa situazione, così estrema e delicata, determina delle gravi criticità su tutti coloro che la vivono senza alcuna distinzione se non per alcuni passaggi fondamentali che proverò a chiarire.
In primis bisogna dare una spiegazione chiara e netta sugli effetti che si possono avere sulla salute mentale dei cittadini posti in una condizione di isolamento così prolungato in modo da eliminare qualsivoglia dubbio, ipotesi e/o interpretazioni.
Misure cosi restrittive, rigide, anomale non possono che determinare uno stato emotivo alterato caratterizzato da tratti ansiogeni e/o depressivi, di agitazione, con sensazione di pericolo.
In questi casi il lavoro principale viene condotto con noi stessi partendo dalle proprie emozioni.
Tenendo presente che le nostre emozioni non possono essere modificate in quanto sono caratterizzate da un contenuto espressivo più forte di noi stessi tanto da, non lasciarci la libertà di decidere (ossia l’emozione non la si sceglie) possiamo sicuramente provare ad elaborare le proprie emozioni cambiando l’assetto cognitivo e comportamentale (ossia cambiando e/o riflettendo sui nostri pensieri e sui nostri comportamenti).
Pertanto, va precisato che l’impatto tra emozioni e virus è fondamentale in quanto le conseguenze per il nostro stato mentale non dipendono dal virus né tantomeno dalla quarantena o dall’isolamento o dall’emergenza, bensì dalla nostra personalità quindi da come siamo fatti noi ma soprattutto da come noi ragioniamo, pensiamo, reagiamo nonché dalle risorse emotive interne che siamo in grado di attivare in situazioni di estrema difficoltà.
Quindi l’elemento centrale per affrontare tale situazione siamo noi stessi, ossia dipende da un lato dalla nostra capacità di accogliere, accettare ed elaborare le emozioni negative reattive all’evento traumatico (Covid19) dall’altro, dalle difese (o meglio dai meccanismi di difesa) che siamo in grado di attivare per fronteggiare il “pericolo”.
Quindi possiamo dedurre che in questa situazione non dobbiamo più considerarci come Soggetti passivi (ossia come coloro che stanno subendo, sottostando a un qualcosa) ma al contrario, siamo Soggetti attivi in grado di scegliere e decidere per noi stessi partendo dal presupposto che tutto dipende dalla conoscenza e dalla consapevolezza che ognuno di noi ha di sé stesso.
Uno dei pochi suggerimenti che mi sento di dare è quello di non avere timore di SENTIRE le proprie emozioni. Se avete paura, siete preoccupati, un po’ angosciati o al contrario vi sentiti agitati o nervosi, a volte annoiati o completamente apatici; se assumete atteggiamenti scontrosi o a tratti “aggressivi”, se fate pensieri strani, bizzarri o persino pensieri di cui vi vergognate… pensieri che non avevate mai fatto prima… non dovete assolutamente sentirvi diversi o sbagliati o malati o addirittura patologici… dovete invece sentire, comunicare ma anche condividere le vostre emozioni in quanto in una situazione cosi speciale (anomala) queste reazioni sono assolutamente normali.
Da un punto di vista psicologico la risposta speciale non è patologica bensì ne determina la rappresentazione mentale di un evento straordinario (per intenderci meglio, subire un’aggressione per strada,… ) basata su un buon esame di realtà.
Contrariamente parleremo di patologie e quindi di diagnosi nei casi in cui sono conclamate, consapevolmente o inconsciamente, delle difficoltà di natura intrapsichica, intersoggettiva, relazionale, familiare diagnosticate ovviamente da un esperto.
In merito, ritengo necessario riassumere con un’unica risposta, spero esaustiva, ai tanti quesiti giunti in queste settimane. Citerò le principali diagnosi giuntemi: disturbo d’ansia, disturbo depressivo, disturbo bipolare (un disturbo dell’umore caratterizzato dall’alternanza di stati d’umore eccessivamente alto (mania) e patologicamente basso (depressione); disturbo da addiction (dipendenze, principalmente nei bambini dai videogames online e per gli adolescenti dai social; DOC (disturbo ossessivo compulsivo; ossessioni ossia pensieri, impulsi o immagini mentali che vengono percepite come sgradevoli o intrusive dalla persona che si sente costretta a mettere in atto delle compulsioni ovvero comportamenti o azioni mentali che permettono di alleviare momentaneamente il disagio provocato dalle ossessioni. Esempio: il rituale del lavarsi le mani che non va, assolutamente, confuso con le manovre di sicurezza da Covid 19); DEP (disturbo evitante di personalità, caratterizzato dalla convinzione radicata del soggetto di valere poco, ciò porta la persona a sentire un profondo senso di inadeguatezza nella vita di relazione, con un enorme timore delle critiche, della disapprovazione altrui e di esclusione).
Tali disturbi presentano delle forti ed evidenti punti di contatto con tutte le manovre di sicurezza e di vissuto quotidiano da Covid19 che non vanno assolutamente associati e/o diagnosticati in maniera automatica, lineare o causale bensì va fatta, all’occorrenza, una seria e esaustiva diagnosi differenziale.
Pertanto e concludo si fa’ presente che laddove si avverte un bisogno diverso per un confronto più specialistico la sottoscritta cosi come tanti altri colleghi psicoterapeuti abbiamo reso un primo contatto assolutamente gratuito per aiutare ad identificare la natura del disagio psichico vissuto nell’hic et nunc per aiutare la popolazione a ri-proiettarsi e ri-progettarsi in una prospettiva futura un po’ speciale ma che ne possa rappresentare un’ opportunità per noi stessi.

PUBBLICITA

(Dr.ssa Rosanna Izzo, Psicologo-Psicoterapeuta. Giudice Minorile della Corte di Appello di Napoli)


Articolo pubblicato il giorno 19 Aprile 2020 - 17:14
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