Una risposta per le lavoratrici domestiche impegnate nei servizi di cura di bambini, anziani e non autosufficienti: è quanto chiede la Cgil Campania per colf e badanti in merito all’emergenza Coronavirus. Secondo il rapporto annuale sul lavoro domestico elaborato dall’associazione Domina in collaborazione con la Fondazione Moressa (su elaborazione dati INPS e Istat) i lavoratori domestici regolarmente assunti in Campania sono 48.137. Ancora secondo il rapporto, il 33% di questi vive in convivenza con il proprio datore di lavoro. Parliamo di quasi 16mila persone molte delle quali, immigrate (l’83,4% dei collaboratori domestici è donna, il 38,9% viene dall’est europeo, il 35,3% è italiano), che con l’avanzare dell’emergenza COVID-19, hanno perso non solo il lavoro ma anche un tetto.
“Parliamo di numeri a ribasso, – continua la Cgil Campania- perché nonostante le sanatorie e gli interventi realizzati per l’emersione delle lavoratrici e dei lavoratori del comparto il nero è estremamente diffuso. Parliamo di lavoratrici e lavoratori poveri, con retribuzioni mediamente basse (il 54,8% di questi non completa l’anno lavorativo, le ore lavorate sono in media 24,5 per una retribuzione annuale di circa 5.350 euro), spesso privi di una rete familiare in grado di sostenerli e pertanto condannati alla povertà estrema”.
“È necessario mettere in campo degli strumenti in grado di intercettare le condizioni di disagio e di dotare quanti vi sono ricaduti di un supporto. È prioritario – sostiene la Cgil Campania – che la Regione Campania garantisca un sostegno al reddito per le migliaia di donne del comparto espulse dal mercato del lavoro per effetto del lockdown, è altresì urgente che a quante operavano in regime di convivenza e ora impossibilitate a svolgere le proprie funzioni (perché allontanate o licenziate) sia garantito un alloggio, onde evitare il rischio che cadano nella marginalità. È inoltre opportuno che la Regione Campania si faccia promotrice di un’azione per la emersione di questi lavoratori da una condizione di clandestinità lavorativa a beneficio di tutta la collettività e anche dell’economia regionale. È auspicabile che sia individuato un sistema di incentivi che supporti le tante famiglie per favorire l’emersione dei collaboratori domestici. È altresì opportuno che la regione si faccia promotrice di strumenti di supporto al reddito che guardino anche a queste categorie, in prevalenza straniere e madri”.
Si tratta di una questione rilevante in termini umani e anche economici: sempre secondo i dati dell’Osservatorio il lavoro domestico, in Campania il settore legato a colf e badanti produce 1,53 miliardi euro pari all’1% del Pil regionale. Complessivamente, nel 2018 le famiglie campane hanno speso circa 334 milioni di euro per la retribuzione dei lavoratori domestici (268 milioni di euro per lo stipendio, 46 milioni di euro in contributi, 20 milioni di euro per il TFR). Il valore aggiunto prodotto da questa componente vale circa 900 milioni di euro.
Si tratta di un pezzo importante della nostra economia a cui la Regione e anche il Governo devono risposte rapide, organiche ed efficaci quali:
– Permettere alle famiglie di regolarizzare i lavoratori non comunitari già presenti in Italia senza permesso di soggiorno (o senza permesso di soggiorno per motivi di lavoro subordinato), con un permesso di soggiorno temporaneo per assistenza alla persona in ambito domestico.
– Intervenire a favore della fedeltà fiscale e contributiva di quei lavoratori consentendo alla banca dati Inps sulle retribuzioni dei lavoratori domestici di dialogare con l’agenzia delle Entrate, per l’elaborazione di dichiarazioni precompilate.
– Concedere alle famiglie entro un reddito stabilito incentivi fiscali (quali la deduzione di una percentuale delle retribuzioni versate agli assistenti familiari alla persona e la deducibilità proporzionale dei contributi previdenziali da integrale a minima).
– Individuare ammortizzatori sociali e forme di sostegno reddituale ad hoc per le/i lavotrici/ori del comparto.
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