C’e’ un sistema per ‘ripulire’ dal Coronavirus le mascherine usate negli ospedali da medici e infermieri, cosi’ da poterle utilizzare nuovamente e limitare la penuria di questi dispositivi di sicurezza. E’ l’idea di Francesco Crotti, direttore tecnico della Cisa Group, azienda lucchese specializzata nella costruzione di centrali di sterilizzazione, che, come riporta oggi Il Tirreno, dal 12 marzo e’ ferma al tavolo dell’Iss per problemi burocratici. “Ci hanno chiesto alcune integrazioni – racconta Crotti – ma da una settimana non riceviamo risposta, non capisco perche’ l’Iss temporeggi”. Alla base dell’idea un piano per riconvertire le centrali di sterilizzazione dei 200 ospedali italiani in modo da inattivare il virus sulle mascherine.
“Si tratta di trasformare una delle autoclavi disponibili nelle centrali di sterilizzazione degli ospedali – spiega Crotti – in una macchina capace di inattivare il virus sui tessuti filtranti delle mascherine. Bastano piccole modifiche a uno degli impianti e un aggiornamento al software. Le mascherine devono essere inserite in questi apparecchi a 60 gradi centigradi per alcune ore, 10 gradi meno della temperatura oltre la quale verrebbero danneggiate. Non lo diciamo noi ma tutti i protocolli validati dall’Oms e dal Centro per il controllo delle malattie infettive Usa”. Tecnicamente non e’ una vera sanificazione ma e’ abbastanza per restituire nei reparti ogni giorno migliaia di mascherine usate senza lo spettro del contagio. Per la riconversione secondo Crotti basta una giornata di lavoro di un tecnico, circa 560 euro.
Articolo pubblicato il giorno 3 Aprile 2020 - 15:11