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Coronavirus, cautele semplici ma produttive: cosa fare in attesa dei farmaci giusti

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Crediamo di potere affermare serenamente di essere stati noi di Cronache della Campania i primi, a livello di Stampa regionale, e non solo, a scrivere ad esempio delle teorie sparse per il mondo WEB sulla diffusione aerea del Virus Covid-19. Lo abbiamo fatto però facendo attenzione ad evitare le fake news e le bufale…italiane, ma anche gli sproloqui dei millenaristi e dei catastrofisti ad ogni costo. Quella della trasmissione aerea però era una nostra fissa, che ci aiutava a capire certi fenomeni di diffusione irrefrenabile, quasi parossistica, del Corona Virus in Padania. E abbiamo parlato per primi a livello regionale delle cosiddette “vie del fieno” padane, come occasioni “geografiche” di veicolo di maggiore diffusione virale aerea. E nella stessa occasione abbiamo inoltre fatto cenno agli studi sui particolati e sulle polveri delle nebbie in certi territori, in particolari quelli padani. Studi e ricerche però sono ormai tanti. E di autorevoli università italiane oltre che straniere oltre che dell’italiano CNR. Ora però ci desta interesse uno studio giapponese, pubblicato ieri dal giornale Il RIFORMISTA, che ovviamente si limita a riporta la notizia sul piano giornalistico e non scientifico, come peraltro facciamo sempre noi.

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Dunque i ricercatori giapponesi si sarebbero cimentati nel verificare la qualità dell’aria in ambienti confinati, cioè chiusi da quattro pareti. Come può essere una stanza di una casa di abitazione o di uno studio professionale e quindi anche un ambulatorio o una farmacia. Il lettore ora penserà: ma questi ultimi sono locali in cui la presenza delle persone è oggi già disciplinata dai titolari. Questo è vero, però una cautela in più, se facilmente e tranquillamente adottabile non va sottovalutata. E adesso veniamo al fatto: in pratica i ricercatori avrebbero filmato la permanenza nell’aria dei droplets, parola inglese che, per una anglismo d’eccesso sostituisce ormai dovunque sui Media la semplice locuzione italiana “goggioline di saliva”. Io, a dispetto degli anglofili, addirittura mi lancio nel dialettale e li definisco con il simpatico nome di “sputazzielli” come si direbbe in Lingua Napoletana. Ebbene questi sputazzielli (insisto) che noi produciamo quando parliamo o tossiamo – e peggio ancora se starnutiamo – sono il veicolo principale, ma non unico, di trasmissione aerea del Virus. Nella immagine di questo articolo la “nuvola” colorata sarebbe un insieme di goccioline. Esse sono colorate differentemente, quelle giallo-verdi le più grosse e pesanti”, tendono a cadere a terra, quelle giallo-rosse piu’ ”piccole e leggere”, le micro-goccioline, tendono a salire, anche per i normali moti connettivi dell’aria, in un ambiente chiuso. Il dato negativo emerso dalla ricerca sarebbe questo: le micro-goccioline resterebbero ancora in circolo dopo parecchi minuti. L’adozione quindi di idonei dispositivi individuali di protezione, come le mascherine, è comunque un’ ottima e facile cautela da adottare. Anche una sosta quanto più breve possibile sarebbe auspicabile.Ma la cosa più efficace sarebbe anche la più semplice: arieggiare o far arieggiare con frequenza gli ambienti chiusi.

 Federico L.I. Federico


Articolo pubblicato il giorno 8 Aprile 2020 - 12:31

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