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Coronavirus, abbandonare la famiglia di Airola non è una cosa degna di uno Stato civile

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È incredibile, è inaudito! Risulta incomprensibile, oltre che disumano, lasciare abbandonati al loro destino i componenti di una famiglia di Airola, trattati come non fossero esseri umani, che da una settimana, benché affetti da febbre alta e dai sintomi tipici del Coronavirus, non sono stati sottoposti al tampone, nonostante le reiterate richieste alle competenti autorità. Risulta ancora più grave la vicenda se si considera che il capofamiglia, come risulta noto a tutti, ha lavorato in ambiente nel quale sono risultate contagiate diverse persone. Sembra surreale che non si sottopagano a tampone queste persone, che, peraltro, per la loro condizione è presumibile che vivano difficoltà enormi anche per gli approvvigionamenti e quindi per la sopravvivenza. C’è da domandarsi se anche nel Sannio siamo nell’ anno 2020. Più in generale può considerarsi civile uno Stato che difronte all’ evidenza di una tale diffusione della pandemia, con la accertata sussistenza di molti positivi asintomatici, che sono a loro volta untori, non provveda a disporre che sia praticato largamente l’ uso dei tamponi? Così come non è possibile che, difronte al prevedibile espandersi della pandemia nel Sud Italia e per quando ci riguarda anche nel Sannio, non si sia provveduto da oltre un mese e mezzo a predisporre un considerevole aumento di posti di terapia intensiva.

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Nell’ ospedale pubblico di Benevento vi sono solo 5 posti di terapia intensiva già occupati con malati gravi e per diversi altri si sta presentando la necessità di essere sottoposti a terapia intensiva, ma non vi sono altri posti di terapia intensiva. Cioè il Sannio è l’ unica provincia campana che quanto alla terapia intensiva è nel rapporto di un posto per ogni 50 mila abitanti, mentre le altre hanno un rapporto di 1 posto ogni 11 mila abitanti. In quale altro modo occorreva allertare chi aveva la responsabilità da oltre un mese a questa parte? Come è documentato dalla stampa e dagli appelli, che ho inoltrato per le vie ufficiali, ho insistito ossessivamente affinché, in previsione dell’espandersi della pandemia nel nostro martoriato territorio, fossero aumentati subito i posti di terapia intensiva nella nostra provincia e fossero praticati in larga misura i tamponi. La realtà è, invece, che fino a qualche giorno fa non c’erano i tamponi e le attrezzature nemmeno per il personale medico e paramedico dei pochi ospedali sanniti. Chi e come spiegherà che nel Sannio vi sono 3 strutture ospedaliere, di cui 2 chiuse, quella di Cerreto Sannita e di San Bartolomeo In Galdo, dopo che sono stati spesi milioni e milioni di lire prima e di euro dopo per realizzarli e completarli, e una quella di Sant’Agata, priva di terapia intensiva? Chi spiegherà e come ai Sanniti che a Salerno si riaprono 3 ospedali chiusi e nel Sannio nessuno? A chi appellarsi ancora perché vi sia un sussulto di umanità, oltre che un dovere di tutela della collettività, affinché venga soccorsa questa famiglia di Airola?

(Vittorio Fucci già Assessore Regionale e Pres.te “Progetto Sannio”)


Articolo pubblicato il giorno 3 Aprile 2020 - 20:44

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