Il presidente di Confesercenti Campania, Vincenzo Schiavo, ha inviato oggi al presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca una lettera di protesta “perché nell’ultima ordinanza la Giunta regionale ha escluso centinaia di attività commerciali dalla possibilità di avere il contributo una tantum a fondo perduto”. Nella missiva inviata si legge che “sono state estromesse totalmente numerosissime attività commerciali del settore turismo sospese a seguito dei Dpcm e delle ordinanze della Regione Campania.
Attività quali agenzie di viaggio, noleggio con conducente, villaggi turistici, affittacamere per brevi soggiorno, case vacanze, residence, campeggi e guide turistiche non sono state comprese nei Codici Ateco (codice identificativo attività economica) che hanno accesso al bonus”. Schiavo specifica: “L’emendamento della Regione Campania è utile, ma non può dimenticarsi di centinaia di attività commerciali che ad oggi sono escluse dalla possibilità di avere il contributo.
Il mondo del turismo, che trascina in modo trasversale tutte le attività commerciali e l’economia della nostra regione, va assolutamente premiato e non dimenticato. Le agenzie di viaggio, i villaggi turistici, i camping, gli stabilimenti balneari, gli Ncc, gli affittacamere, sono attività che peraltro danno lavoro a centinaia di migliaia di persone della regione e producono un indotto che coinvolge altre aziende. E’ per questo necessario – sottolinea Schiavo – che il governatore richiami subito i suoi tecnici per includere queste aziende alle quali dare i legittimi contributi”. Confesercenti Campania offre la propria collaborazione “al fine di tutelare tutti i suoi associati.
Vogliamo essere costruttivi e non polemici – spiega Schiavo – mettiamo a disposizione anche della Regione la nostra esperienza sul campo per partorire le soluzioni adeguate. Per esempio i parametri utilizzati sono discutibili: sbagliato, per noi, dare il contributo alle attività commerciali che hanno fatturato meno di 100mila euro. Molte imprese del comparto turistico, società di servizio e di intermediazione, guadagnano dal 3% al 10% sul fatturato e quindi il limite dei 100mila euro è estremamente esiguo. Sarebbe stato meglio utilizzare criteri legati all’effettivo netto dichiarato e non all’analisi del fatturato lordo per sostenere con maggiore efficacia e con oggettiva meritocrazia le nostre aziende. In questo modo invece – conclude Schiavo – si rischia di premiare i furbetti che prima non fatturavano e lavoravano a nero a discapito di chi ha sempre dichiarato i propri redditi allo Stato”.
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