Il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede si difende dalle accuse per la scarcerazione di boss mafiosi in regime di 41bis per motivi sanitari, in piena pandemia da coronavirus, in una intervista al Fatto quotidiano.
l guardasigilli non si sente corresponsabile: “Assolutamente no”, afferma. “Basta leggere la Costituzione per capire che i magistrati decidono nella piena autonomia”. “Il mio compito è portare avanti proposte come il decreto e avviare verifiche, come ho fatto in queste ore. Per il resto, voglio ricordare che un detenuto al 41-bis è il più isolato di un carcere, quindi al riparo da possibili contagi”, afferma Bonafede. “Io rispetto profondamente il lavoro dei giudici. L’ulteriore passaggio con le procure distrettuali e la Procura nazionale antimafia è solo un modo per acquisire ulteriori informazioni su casi specifici”. “La nuova normativa, che rafforza lo strumento delle intercettazioni per perseguire reati come la corruzione, prevede un necessario percorso di formazione del personale. Lo avevamo avviato, ma abbiamo dovuto interrompere per il coronavirus” , dice ancora Bonafede. E poi aggiune: “È un modo per salvaguardare l’attività di tante procure, che possono così portare avanti le indagini con tempestività ed efficacia. In caso di emergenza, di fronte ai rischi di contagio del virus, possono collegarsi da remoto: per esempio per assumere informazioni”.
Articolo pubblicato il giorno 30 Aprile 2020 - 10:50