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Padania e Coronavirus: che cosa non quadra?

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Intanto diciamo subito al Lettore che il termine Padania andrebbe letto Padanìa, come ci ha detto e ridetto già una ventina d’anni fa Vittorio Sgarbi incazzandosi ogni volta non poco. Ma noi autorizziamo il ns lettore a mettere l’accento dove vuole. Su Wikipedia – senza scomodare libroni e manuali – abbiamo letto il termine Padania scritto senza alcun accento. E inoltre che: “Padania è un sinonimo con cui si indica la Pianura Padana(…) E poi abbiamo letto ancora che: Il termine è entrato in uso nel Norditalia (…) in chiave indipendentista dalla Lega Nord che identificava in questo nome un’ipotetica e futura unità territoriale come repubblica federale (..) Fuori dalla Repubblica Italiana aggiungo io, con epicentro politico in Lombardia.
La mia premessa é stata necessaria per quanto sto per scrivere. Durante questo drammatico periodo abbiamo visto le quattro o cinque Regioni riconducibili alla Padania ognuna procedere in un sua propria direzione diversa dalle altre, ma tutte insieme unite nel confronto contro il Governo centrale repubblicano. Inoltre, meno di una decina di giorni fa una notizia ha fatto il giro dei Media, non solo italiani, per una scoperta fatta da una équipe medica napoletana mista degli ospedali Cotugno e Pascale, che ha aperto il cuore alla speranza di difesa contro il Corona virus Covid-19. La scoperta ha indotto l’ AIFA – Agenzia Italiana del Farmaco a intraprendere sollecitamente la strada della sperimentazione del protocollo medico predisposto a Napoli su un migliaio di ammalati di corona Virus sparsi per l’Italia. Non siamo più precisi perché il riserbo è notevole su Come, Dove e Quando. Ma le notizie che trapelano tra le maglie strette sono, sembrano incoraggianti. Intanto più recentemente, un’altra notizia collegata ha fatto il giro del WEB.
Il protagonista, in negativo, è stato il Prof. Massimo Galli, padano doc, Direttore del reparto malattie infettive dell’Ospedale Sacco di Milano, già benemerito agli occhi di tutti noi perché una sua équipe ha scoperto – tra i primi al mondo dopo i Cinesi – il Virus Covid-19 nel laboratori dell’Ospedale milanese Luigi Sacco. Nell’ occasione il Prof. Galli è apparso per la prima volta in una veste diversa da quella bonaria, rassicurante e paterna, anzi paternalistica, che indossa quando appare in TV per sottoporsi alle raffiche di domande degli intervistatori. E invece stavolta Galli ha mostrato il suo volto autoritario, quando – ospite della Berlinguer a Carta Bianca – ha quasi zittito il prof Ascierto, quando questi ha rivendicato il diritto a un riconoscimento ufficiale della scoperta, ottenuta insieme al Prof Montesarchio.

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Galli gli ha risposto con tono alterato che la scoperta non è Napoletana,visto che in Cina e a Bergamo la terapia già si era praticata e dunque ha detto: ” Non facciamo quelli che non danno a Cesare quello che è di Cesare e ai cinesi quello che è dei cinesi. Non è un anti-virale. E dobbiamo capire esattamente il momento in cui va utilizzato…. Non esageriamo a fare provincialismi di varia natura.” Ma non è finita lì, anche perché Ascierto ha poi chiarito alla Stampa il diritto suo e dell’intero gruppo di Colleghi, collaboratori medici, ricercatori e infermieri napoletani a rivendicare la scoperta e il relativo protocollo medico. Il fatto però è stato ripreso in maniera smodata e partigiana da “Striscia la notizia “ che si è beccata per questo una querela da Ascierto e dall’ospedale Pascale. Chiudendo l’argomento, ormai noto, ricordo al lettore che un fatto è comunque certo: soltanto dopo l’annuncio fatto da Napoli, l’AIFA ha deciso una sperimentazione su centinaia di malati con il protocollo medico messo a punto a Napoli.
Una domanda però sorge spontanea: perché tanta ostilità in Galli, esponente di punta della medicina togata, interlocutrice privilegiata del Potere sanitario? Io mi risparmio ogni commento per il rispetto dovuto a un uomo di scienza comunque indiscusso. E quindi le altre domande che mi vengono tumultuose le giro al lettore: come mai, se a Bergamo si era testato l’uso di quel farmaco, il Tolicizumab (RoActemra), non si è poi proposto un protocollo nazionale? Come mai i contatti di collaborazione con i Cinesi non hanno prodotto risultati, così come quelli ottenuti dall’équipe medica napoletana? E perché non si ha ancora idea, purtroppo, delle cause per le quali in Padania, i dati statistici dell’epidemia sono tra i più tragici del mondo? Eppure ci sono recenti studi che coinvolgono grandi Università Italiane e Straniere i quali evidenziano gli effetti nefasti delle goccioline di nebbia quando esse catturano particelle dell’ aerosol – anche particolato quindi – modificandone in parte la composizione chimica e provocandone in parte la deposizione, prima di rilasciarle in atmosfera, quando la nebbia si dissipa. E si badi che i virus hanno dimensioni molto minori rispetto al particolato. Qualche altro studio – riportato sulle pagine del Giornale e di Libero, quotidiani padani – punta l’attenzione sulle vie del fieno e sulle fiere zootecniche come aree di massima diffusione epidemica. Insomma, qualcosa non quadra. Anzi, cosa non quadra in Padania se il numero dei morti rispetto agli ammalati risulta tra i più alti in assoluto e in percentuale? Fino ad arrivare in alcune sfortunate aree della Lombardia a un valore che è circa quattro volte quello della arretrata Campania…Arretrata sì, soprattutto nella disponibilità di mascherine, visto e considerato dove e in quali regioni vanno a finire i carichi destinati in Campania. E ciò, dopo che tali carichi sono stati sequestrati da organi dello Stato anche se prenotati e pagati da Imprenditori e Farmacisti campani. La chiudo qui, perché la emergenza e la solidarietà devono venire prima di ogni cosa in questo momento, drammatico per l’intero Paese. Ora, più che mai, si combatte un’unica guerra di fronte a un male che ci vede tutti uguali.

 Federico L.I. Federico


Articolo pubblicato il giorno 22 Marzo 2020 - 20:32


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