Napoli. “Da un anno circa aveva una fidanzatina e si erano scambiate le fedi di fidanzamento, lui me l’aveva consegnata, ed io gli dicevo però non illuderla”. Parla così del nipote la nonna di Ugo Russo, il sedicenne morto in un tentativo di rapina a Napoli. Lo descrive come un ragazzo di carattere chiuso e perfino timido, “certo non un delinquente”. In un terraneo dei Quartieri Spagnoli, la nonna e le zie di Ugo danno la loro versione dei fatti su quanto accaduto la notte scorsa . “Ugo – spiega la nonna ai giornalisti accorsi, per sentire la loro versione dei fatti – dormiva qui da me molto spesso” e mostra un divano-letto alle sue spalle. “Era iscritto al primo anno dell’ Istituto Serra, ma non frequentava molto. Voleva lavorare, ed aveva fatto prima il fruttivendolo e poi, fino a un mese fa, il muratore”.Racconta la zia Raffaella: “Se gli dicevano qualcosa diventava rosso. Non si drogava, neanche uno spinello, era contrario”. Ugo era il secondo di tre fratelli, il 10 aprile prossimo avrebbe compiuto 17 anni ed era nato nello stesso giorno del fratello più grande di un anno. Un terzo fratello ha cinque anni. Disoccupato da un mese dopo lavori precari Ugo Russo – secondo la nonna e le zie – sarebbe stato “tirato in un brutto giro ma non era un delinquente”. “Voleva andare a fare il pizzaiolo a Londra – aggiunge la nonna – voleva andarsene. Qui non c’ è lavoro”. “Da due-tre giorni, Ugo stava tornando a casa tardi. E io gli dicevo stai attento ai compagni, tu ci farai piangere…”. Del 17 enne che era in compagnia di Ugo, la famiglia non sa nulla. “Non lo conosciamo, non sappiamo neanche da quale quartiere viene”. Poi il racconto – ormai senza lacrime – della notte vissuta, a partire dalle 1.30 circa: “un ragazzo è venuto ad informarci che Ugo aveva avuto un incidente. Pensavamo a un incidente stradale, nessuna di noi pensava che gli avessero sparato. Siamo corse in ospedale e ci hanno detto la verità. Ugo era già in rianimazione. Poi, quando sono arrivati decine di poliziotti, hanno chiamato i genitori e gli hanno detto che era morto”. Poi la reazione violenta: il Pronto soccorso devastato. “C’erano tre carabinieri in borghese che prendevano informazioni dai medici della rianimazione – riferisce la zia, Luciana – li abbiamo visti andare via alla spicciolata, imbarazzati. Poco dopo sono arrivati decine di poliziotti, li hanno fatti mettere davanti all’ingresso della rianimazione, poi hanno chiamato il padre e la madre di Ugo e gli hanno detto che il ragazzo era morto. Abbiamo reagito. Voi che avreste fatto?”. Nonna e zie non giustificano Ugo per il tentativo di rapina, ma ritengono che la reazione del carabiniere sia stata esagerata. Per loro il ragazzo sarebbe stato colpito ad un braccio e poi, “inutilmente, al torace ed alla testa”. “E’ stato un omicidio – dicono – adesso il giudice deve passarsi la mano per la coscienza e decidere se un ragazzo a 17 anni può morire cosi”.
Articolo pubblicato il giorno 1 Marzo 2020 - 19:03