La Procura di Napoli ha iscritto nel registro degli indagati, con l’accusa di omicidio volontario, il carabiniere di 23 anni che la notte tra sabato e domenica scorsi, a Napoli, ha sparato contro il 15enne Ugo Russo armato di una pistola (risultata una replica di quelle vere priva del tappo rosso) con la quale stava tentando di rapinargli l’orologio. Il 15enne, colpito due volte dall’arma del militare, è deceduto per le gravi ferite riportate. La vittima era con un 17enne che è stato fermato con l’accusa di tentata rapina. Aveva addosso un altro orologio Rolex e una catenina il giovane Ugo Russo che la notte tra sabato e domenica scorsi, quando è stato ferito a morto dal carabiniere in borghese al quale stava cercando di rubare l’orologio. A trovarli, negli indumenti della giovane vittima sono stati i medici del pronto soccorso dove il ragazzo, esanime, è stato portato dopo essere stato colpito.
“La morte di un ragazzo e’ sempre una tragedia in qualsiasi modo avvenga e l’iscrizione nel registro degli indagati del giovane carabiniere e’ un atto dovuto che provoca sempre un certo sconcerto tra gli operatori di Polizia. Per quanto l’iscrizione a registro degli indagati sia sempre un atto a tutela di colui che e’ sottoposto alle indagini, la triste realta’ di questo collega e’ che da oggi dovra’ sostenere tutti i costi per affrontare i diversi gradi di giudizio e le eventuali perizie che vorra’ produrre a sua difesa”. Lo dichiara in una nota Stefano Paoloni, segretario generale del Sindacato Autonomo di Polizia, riferendosi a quanto accaduto sabato sera a Napoli. “Sottolineo che da quello che si apprende dai media – continua Paoloni – pare che il giovane carabiniere abbai fatto uso della propria arma in circostanze in cui, come da manuale, sono riconosciute le cosiddette scriminanti, ma a fronte di tutto cio’, e’ stato comunque iscritto nel registro degli indagati per eccesso colposo. Atto che a livello economico comporta, nella maggior parte dei casi, veri e propri drammi economici-finanziari che destabilizzano intere famiglie, purtroppo rovinandole tra spese legali e peritali rimborsate in caso di archiviazione solo al termine del procedimento penale. Serve un intervento legislativo che tuteli adeguatamente gli operatori delle forze dell’ordine quando chiamati ad intervenire nel contrasto alla criminalita'”. “Tra l’altro, nella maggior parte dei casi – conclude Paoloni – al termine di lunghissimi iter processuali, i colleghi vengono poi scagionati, come nel caso accaduto ad un poliziotto a Tivoli nel 2017. E nel caso di Napoli, gli elementi scriminanti sembrano essere ancora piu’ consistenti, visto che la persona offesa dal reato di rapina e’ proprio il carabiniere che e’ intervenuto”.
Articolo pubblicato il giorno 2 Marzo 2020 - 17:19