Arte e Musei

Gli Scavi di Pompei: un ‘modello europeo’ secondo il ministro Franceschini

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Il Crollo di alcune parti murarie dall’alto del fronte meridionale degli scavi pompeiani che si affaccia sulla via Plinio ha risvegliato la attenzione su Pompei. Stavolta non positiva. Nonostante l’impazzare del Corona Virus non si erano infatti ancora spenti gli echi positivi della visita del Ministro Franceschini del diciotto febbraio scorso. Sembra passato un secolo. E’ questo nostro tempo lungo del Corona Virus, che ha dilatato il pulsare delle vite di ognuno di noi, in un crescendo di ansie che ci distolgono dalla vita quotidiana, occupandone gli spazi. In un certo senso quindi è benvenuto il crollo, che ci ha distolti dal pensiero dominante, non sempre lieve. Franceschini in visita agli Scavi ha ancora una volto proposto Pompei come modello di gestione delle aree archeologiche, in Italia e all’Estero, inaugurando alcune case “riaperte alla visita turistica”. Tra esse la Domus “Casa degli Amanti”, da non confondere con la più famosa “Casa dei casti amanti”. Così pare abbia fatto l’ignoto (?) estensore del corredo delle Cartelle Stampa distribuite ai partecipanti. Qui qualcuno potrebbe obiettare di rimando che sempre di affreschi pompeiani si tratta. Ma noi gli risponderemmo che le esigenze mediatiche non possono fare strame di quelle scientifiche o, più semplicemente, della correttezza univoca della dell’informazione. Insomma il “Così è, se vi pare” lasciamolo a Pirandello.

Non si attaglia alla Cronaca di un Evento Ufficiale, specialmente se poi è coinvolto nell’evento in prima persona un Ministro della Repubblica.
Anche per questo motivo saremo presto curiosi di assistere alla inaugurazione dei nuovi Uffici del Parco Archeologico. Nel nuovo fabbricato per gli Uffici ormai troppo visibile dalla Via Plinio insieme ai suoi inverecondi macchinari climatizzatori addossati alla recinzione. Bastava posizionarli a quota inferiore, mitigare il loro impatto visivo. La loro ubicazione lo consentiva perché quei brutti cosi giacciono su notevoli riporti di terre di scavi borbonici dell’area dei Teatri, che precedentemente confinava con la Via Regia delle Calabrie, poi divenuta SS N. 18 e, da qualche decennio a tutt’oggi, Via Plinio.
Quei macchinari però sono destinati a climatizzare il nuovo Fabbricato per gli Uffici tecnici e amministrativi del Parco Archeologico, proprio quel palazzo in forte odore di abusivismo costruito in piena area di Protezione Integrale, Zona P.I. del Piano Paesistico dei Comuni Vesuviani. All’interno della Zona di Invasione dei flussi piroclastici. Saranno ca…voli amari, ma si dovranno masticare con atti specifici di concerto almeno tra Comune di Pompei, Parco Archeologico e/o la Soprintendenza competente per il Sito. Sì, ci saremo in occasione della inaugurazione della nuova Palazzina Uffici, che noi abbiamo da tempo battezzato l’Archeomostro abusivo di Porta di Stabia. Là, nella Pineta Demaniale. Ormai, purtroppo, un’ ex pineta, decimata dalla “Xilella” dei Pini mediterranei sopravvissuti alle motoseghe.

Per ultimo rimane il tratto del Fronte Meridionale degli Scavi di Pompei ubicato proprio sopra la colata lavica preistorica del paleovulcano di Fossa di Valle. Là pochi giorni fa è si è verificato un crollo di parti antiche e di altre parti di restauro ottocentesco. Pare che si costituirà una apposita task forse per verificare la stabilità dell’intero fronte costruito e quella del fronte lavico sottostante. Evidentemente non fatta con la prima fase del Grande Progetto Pompei. Né prevista nella programmazione ordinaria del sito.
A noi intanto basterebbe che fosse smontato un esteso ponteggio in opera da anni, la cui funzione è ignota ai più. Una domanda però la facciamo: il ponteggio sorregge qualcosa oppure viene sorretto? Il dubbio ci viene osservando la vasta lacuna e i numerosi tubi distorti che da oltre un anno stanno là, sicuramente inutili, a testimoniare gli effetti di una notte tempestosa in cui alcuni alberi maestosi del Viale delle Ginestre si abbatterono su quel ponteggio. Essi ne sconvolsero gran parte dell’orditura di tubi innocenti. Ma ne attestarono anche la scarsa o nulla utilità. O perlomeno la pleonastica ridondanza.

Federico L.I.Federico


Articolo pubblicato il giorno 7 Marzo 2020 - 20:04
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