Napoli. Muore senza che le sia fatto il tampone dopo numerose richieste di aiuto, il marito è ricoverato in gravi condizioni in terapia intensiva: è la storia di Anna Gentile e Vincenzo Esposito, una coppia di coniugi napoletani, di 55 e 57 anni, titolari di un negozio di detersivi. A segnalarla un lettore che ci racconta uno dei tanti episodi nascosti della tragedia che si sta consumando in questi giorni anche in Campania, a Napoli, dove il numero dei contagiati è il più alto di tutta la Regione. La cronistoria è dolorosa, fatta di tante omissioni o leggerezze, quelle che hanno portato al decesso di Anna Gentile, 55 anni, per la quale ancora non è stata ufficializzata la morte per Covid-19 visto che l’esito del tampone non è stato ancora reso noto, nonostante siano passati 3 giorni. La figlia con il marito e il loro piccolo di 15 mesi si sono messi in auto quarantena.
“È marzo. Vincenzo e Anna non stanno bene, hanno la febbre alta. Passa qualche giorno. La febbre non passa, i figli chiamano il 1500 – scrive il nostro lettore -. ‘Cosa dobbiamo fare?’ ‘Se non ci sono altri sintomi, rivolgetevi al vostro medico curante’ – gli dicono -. Il dottore prescrive l’antibiotico, ma non fa effetto. È il 17 marzo. I figli mettono mascherina e guanti ai genitori, li caricano in macchina e li portano in ospedale. Vincenzo e Anna si mettono in fila. Nell’attesa gli misurano battito, saturazione e temperatura. Vincenzo presenta tutti i sintomi. Gli fanno il tampone. Alla moglie no, lei ha solo la febbre. È il 19 marzo”. Il marito risulta positivo e viene ricoverato dopo 4 ore di ricerca di un posto in terapia intensiva in un ospedale disponibile. “Vincenzo è grave, lo intubano e lo mettono in terapia intensiva. Passa qualche giorno. Anna continua ad avere la febbre alta, tossisce, ha l’affanno – scrive il lettore -. La figlia chiama il 118. Spiega che il padre è stato ricoverato e la madre presenta gli stessi sintomi. Mandano un’ambulanza, fanno i rilievi del caso. Dicono che la mamma non è grave, può restare a casa. La figlia non si arrende. Richiama, spiega la situazione”. Solo a quel punto l’operatore chiede di parlare con Anna, la paziente e a telefono stabilisce che non ci sono difficoltà respiratore tali da giustificare un ricovero. Ma non sarà così. La donna è già grave. “È la mattina del 24 marzo. Anna peggiora, i familiari chiamano i soccorsi, arriva l’ambulanza. L’operatore le misura i parametri, non sono buoni. Anna deve essere subito ricoverata. Passa meno di un’ora. La figlia riceve una telefonata dall’ospedale. La mamma è morta. Dicono che non sanno la causa, solo gli esami potranno dirlo. Arianna sta ancora aspettando l’esito. Intanto lei, il marito e il suo bambino di 15 mesi si sono messi in auto quarantena. Nessuno gliel’ha imposta, nessuno ha detto loro cosa fare. Anna Gentile aveva 55 anni. Il marito Vincenzo Esposito non sa nulla, è ancora ricoverato in terapia intensiva”
Articolo pubblicato il giorno 27 Marzo 2020 - 19:39