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Coronavirus, Verdoliva dg Asl Napoli 1: ‘Impensabile usare strutture ospedaliere inadatte’

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In merito ad alcune dichiarazioni rispetto a presunti errori su posti letto che andrebbero riutilizzati, riportate oggi da alcuni organi di stampa, l’ASL Napoli 1 Centro rende noto che la visione espressa da chi parla è evidentemente priva dell’indispensabile conoscenza non solo della situazione attuale, ma anche dei tempi di risposta che questa emergenza richiede. “I presidi ospedalieri Ascalesi, San Gennaro, Incurabili e San Giovanni Bosco non sono impiegabili per offrire in tempi utili una risposta alle esigenze di salute dei cittadini minacciati dal virus, e sarebbe un errore pensare – allo stato del’attuale scenario – di eliminare l’assistenza per altre patologie alla luce della crisi Covid-19”.

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Lo ha detto Ciro Verdoliva, direttore generale della Asl NAPOLI 1 centro,. E poi ha aggiunto: “In particolare, l’Ascalesi è una struttura inagibile per problemi strutturali, il San Gennaro è stato ridotto nei decenni scorsi in condizioni tali che servirebbero anni per poterlo rendere utile alla crisi Covid-19 (e del resto è stato oggetto di indirizzi precisi e puntuali da parte dei Ministeri affiancanti per l’uscita dal Piano di rientro; consequenzialmente è stato possibile riconvertire l’attività al servizio del territorio). Quanto agli Incurabili, il complesso è in condizioni note a tutti e il fatto che si consideri disponibile anche questo presidio (anche se parzialmente) denota un drammatico scollamento dalla realtà.
Per ciò che concerne il San Giovanni bosco, la scelta è stata quella di riunire nell’ospedale Loreto Mare il massimo sforzo in risposta all’emergenza Covid-19 (in soli 2 giorni si è svuotato interamente, in 7 giorni sono stati attivati 10 p.l. di terapia intensiva, in altri 7 giorni attivati 10 p.l. di degenza. Entro 10 giorni attiveremo altri 30 p.l. di degenza e 20 p.l. di sub-intensiva), così da non sacrificare le attività assistenziali che sono dedicate ad altre patologie e che pure meritano di trovare una risposta. Creare una commistione tra pazienti contagiati (dichiarati formalmente positivi al COVID-19) e non, aumenterebbe solo il rischio di favorire la diffusione del virus. Le considerazioni espresse pertanto sembrano più adatte ad una sterile discussione accademica, priva tuttavia di una percezione seppur minima dei tempi brevissimi nei quali siamo chiamati a realizzare risposte concrete per i cittadini”.


Articolo pubblicato il giorno 26 Marzo 2020 - 15:23

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