Donald Trump ha deciso di dichiarare l’emergenza nazionale negli Stati Uniti dove cresce di ora in ora l’allarme per la diffusione del coronavirus, con i 1.900 casi superati in tutto il Paese ed almeno 41 morti. L’annuncio in una conferenza stampa convocata in risposta alle polemiche sul numero insufficiente di test compiuti negli Usa e in vista del G7 straordinario di lunedì in cui i leader delle potenze mondiali si confronteranno sull’evoluzione della pandemia e sulla necessita’ di una risposta coordinata. Il presidente americano mette sul piatto 50 miliardi di dollari per venire in soccorso degli stati colpiti: “Chiederemo agli ospedali di preparare dei piani di emergenza, avremo più test, più posti letto, più medici, e assicureremo la massima flessibilità nella lotta al virus”, ha spiegato, annunciando anche che gli Usa acquisteranno petrolio ora che i prezzi sono bassi per aumentare il livello delle riserve strategiche.
La situazione si fa pero’ sempre più difficile. Oramai 48 Stati Usa su 50, piu’ il District of Columbia dove si trova la capitale federale Washington, presentano casi di contagio. E le ripercussioni si fanno sentire anche sulla campagna elettorale, con la Louisiana che e’ diventata il primo Stato a decidere di spostare la data delle sue primarie programmate per il 4 aprile. La situazione più preoccupante del Paese si registra comunque a New York, dove i casi sono raddoppiati in 24 ore superando quota 150 ma con circa 1.800 persone in quarantena volontaria e tanti altri in attesa dei test. Mentre nell’intero stato di New York i casi sono oltre 400. Cosi’ la metropoli si prepara alla possibilità di un vero e proprio lockdown, con la chiusura di scuole, negozi e uffici dopo lo stop gia’ deciso per musei, teatri, arene e per tutti gli assembramenti con più di 500 persone. Nei cassetti del sindaco Bill de Blasio e del governatore dello Stato Andrew Cuomo sarebbero pronti anche piani straordinari ed eccezionali da far scattare nel ‘worst case scenario’: misure drastiche come il quasi fermo della rete della metropolitana o il blocco dei ponti che collegano l’isola di Manhattan al resto della città.
Il presidente Usa, Donald Trump, non ha bisogno di quarantena o di sottoporsi al test per il Covid-19, nonostante sia stato in contatto, a Mar-a-Lago, con alcuni funzionari brasiliani poi risultati positivi. Lo ha chiarito in un comunicato il medico della Casa Bianca, dottor Sean Conley. “Queste interazioni sono catalogate come a basso rischio di trasmissione”, si legge nel comunicato, “e per questo non ci sono indicazioni di quarantena al momento”. “Dato poi che il presidente non ha sintomi, non vi sono indicazioni per un test sul Covid-19”, aggiunge il medico della Casa Bianca. Negli ultimi giorni su un eventuale test per Trump si sono rincorse diverse notizie: giovedì, la portavoce della Casa Bianca aveva detto che il presidente e il suo vice Mike Pence non avevano bisogno di fare il test. Ieri, poi, lo stesso Trump ha detto che “probabilmente” avrebbe dovuto sottoporsi al tampone “presto”. Secondo un funzionario anonimo, citato dalla Cnn, la Casa Bianca valuta costantemente l’eventualità di un test per il capo di Stato e prende le misure necessarie per evitare che il virus possa diffondersi tra i suoi più stretti collaboratori.
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