“La sospensione dei colloqui tra detenuti e familiari nelle carceri lombarde, venete ed emiliane raccoglie la nostra pressante richiesta improntata sul principio di “eccesso di precauzione”. Adesso bisogna estenderlo a tutti gli istituti penitenziari”. Lo evidenzia il segretario generale del S.PP. Aldo Di Giacomo. “Come abbiamo suggerito ai detenuti – aggiunge – e’ consentito parlare con i parenti solo telefonicamente o via Skype. In precedenza nelle carceri milanesi (Opera, Bollate, San Vittore e il minorile Beccaria) i colloqui si erano svolti adottando alcune precauzioni per evitare contagi, per noi inadeguate”.
Secondo Di Giacomo, il nuovo provvedimento “raccoglie la nostra valutazione sulla situazione dell’emergenza coronavirus, come abbiamo avuto modo di verificare attraverso il nostro tour nelle carceri di Milano, Bologna, Ancona e Napoli. Del resto, se l’orientamento del Governo, attraverso il Dpcm di ieri, e’ quello di ‘inasprire’ le misure per arginare la diffusione del virus su tutto il territorio nazionale e’ incomprensibile che lo si faccia solo all’esterno degli istituti penitenziari. Dobbiamo garantire sicurezza al personale penitenziario e alle loro famiglie che stanno vivendo una fase di grande e legittima preoccupazione”.
Di Giacomo giudica “in netto ritardo le misure di prevenzione nelle carceri del Sud, soprattutto in quelle campane, dove ho potuto verificare personalmente che i familiari dei detenuti entrano senza mascherine e senza rispettare nessuna distanza di sicurezza, anzi accalcati l’uno sull’altro. Stesso trattamento per la polizia penitenziaria la quale non ha a disposizione ne’ mascherine ne’ altri presidi, come il disinfettante per le mani; ma ancora piu’ grave e’ la mancata misurazione della febbre a chiunque entri negli istituti”.
Articolo pubblicato il giorno 5 Marzo 2020 - 17:31