Il primo appuntamento di una citta’ che non lavora, che e’ ferma, che non ha uffici pubblici aperti e nessuna incombenza burocratica, e’ la spesa: alimentari, farmaci e tutto quanto possa servire a vivere tappati in casa per giorni. Ariano Irpino da due giorni si sveglia cosi’. Una comunita’ intera in quarantena, con i casi di contagio che aumentano. La vita scorre tra nuove e vecchie “tecnologie”. Se nei grandi centri urbani la spesa puo’ non essere un problema, risolvendo con pochi clic e un corriere, in un piccolo centro ci si organizza per quartiere. Il divieto e’ tassativo: non ci puo’ uscire, se non per le necessita’ piu’ stringenti. E sono severi e serrati i controlli delle forze dell’ordine. I quartieri si organizzano. A turno, in un condominio, o in una zona rurale di case vicine, qualcuno raccoglie la lista e provvede per tutti. Si fa cosi’ anche per i farmaci, pure se ieri e’ toccato ai carabinieri fare la spola tra l’ospedale, le farmacie e le abitazioni di molte persone anziane che non potevano provvedere. C’e’ chi e’ costretto a un isolamento ancora piu’ rigido, perche’ e’ entrato in contatto con le persone contagiate; fino a ieri sera se ne contavano 30, con i casi nei comuni circostanti che aumentano. Eppure tutta la comunita’ si e’ ritrovata a manifestare, virtualmente s’intende, contro alcuni comuni vicini della provincia di Benevento che avevano ordinato la quarantena a chiunque, tra gli abitanti, fosse semplicemente stato ad Ariano irpino negli ultimi giorni. “C’e’ voluta una nota ufficiale del prefetto di Avellino – racconta Gianni Vigoroso, cronista locale che continua a battere la citta’ palmo a palmo a caccia di storie ma anche per aiutare i suoi concittadini – e adesso si sentono tutti piu’ tranquilli. Non siamo untori. E’ vero c’e’ un focolaio importante, ma stiamo rispettando le regole rigidamente per uscirne quanto prima. E i piu’ rispettosi sono soprattutto i giovani. In altri posti i ragazzi sono i piu’ refrattari. Qui, gia’ prima che venisse emanata l’ordinanza si erano chiusi pub e pizzerie. E di giovani in giro neanche l’ombra”.
Per avvisare tutta la popolazione, per evitare che nessuno rimanesse all’oscuro di una condizione cosi’ restrittiva, il commissario prefettizio Silvana D’Agostino ha coinvolto le persone piu’ conosciute nella citta’ per diffondere il messaggio semplice e stringato, “restate a casa”. Tra i piu’ efficaci, Liberato Mainiero, che e’ banditore da tre generazioni. Ha la voce giusta forte e squillante e un altoparlante potente che ha montano sulla sua auto e girato per tutta la citta’ sia domenica, quando e’ stata emanata l’ordinanza, sia ieri. Una voce ben nota agli arianesi, che rintanati in casa, nei condomini, nelle villette, nelle case rurali avrebbero potuto recepire il messaggio in ritardo. Il banditore ha battuto anche il tam tam sui social, che oltre una certa eta’ non sfonda. Il problema sono proprio i piu’ anziani, tanti e i piu’ refrattari a rinchiudersi in casa, quando il loro mondo era tutto nella passeggiata tra un bar e un negozio, tra un caffe’ e il giornale. Qualcuno non rinuncia, altri ‘subiscono’ il diktat dei familiari piu’ giovani. Ma da quando i contagi sono cresciuti e soprattutto da quando nell’elenco sono finiti medici di famiglie e persino l’anziano parroco don Antonio, il piu’ grave, tutti si sono rintanati in casa e la paura monta. C’e’ il timore che l’ospedale possa bloccarsi di nuovo. Di fatto in questi giorni sarebbe ‘vietato’ persino nascere: il reparto di ginecologia e’ ancora chiuso e il pronto soccorso, riaperto da due giorni, soffre, un po’ come tutti i presidi sanitari, della carenza di dispositivi di protezione, che scarseggiano anche per gli operatori del 118. Anche tra loro striscia la paura del contagio. Hanno gia’ visto ricoverare dei colleghi, tra medici e infermieri, altri sono in quarantena. Ma continuano a lavorare, come hanno fatto alcuni medici di base, che non hanno rinunciato a visitare a casa i loro pazienti. Uno di loro e’ stato ricoverato proprio ieri sera perche’ positivo al coronavirus e con sintomi molto seri. E crescono i sintomatici, persone in isolamento a casa con la febbre alta. L’allarme viene dal deputato di Ariano Irpino Generoso Maraia. “Aiutateci, siamo in grosse difficolta’. Abbiamo tante persone a casa con febbre alta e crisi respiratorie – racconta il parlamentare del M5S – e non ricevono alcuna assistenza. Ambulanze che arrivano dopo 8 ore dalla chiamata e ricoveri negati per mancanza di posti letto. Abbandonati a noi stessi: a questo e’ servita la zona rossa”.
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