“Sì, i raduni a casa erano una costante. Ogni sera cambiava il cast con il pallone protagonista. All’inizio ero dispiaciuto perché gli amici sono fondamentali. Poi, alla mancanza delle partite ho dedicato scarso interesse. Forse perché chi governa e gioca a calcio mi infastidisce. È come se l’universo-pallone avesse la pretesa di porsi come eccezione comunque”. Diego Abantuono, intervistato dal ‘Corriere della Sera’ non ha apprezzato l’atteggiamento del mondo del calcio, e più in generale degli sportivi, alle prese con l’emergenza coronavirus. “Una esagerazione costante: il denaro sempre al centro, il vizio di trovare scorciatoie, le liti su temi marginali in questo momento. Del resto è così da tempo: se commetti un reato fuori dagli stadi vai in galera, non te la cavi con un daspo”.
Più in generale, l’attore non apprezza la reazione degli atleti non solo calciatori: “Mi sembra che lo sport non riesca a stare al passo in una fase problematica per tutti. Hanno rimandato i Giochi olimpici: spiace ma non possiamo star qui a compatire gli atleti che dovranno cambiare i loro piani. Si sono fermate le fabbriche, la ristorazione, il turismo, il cinema. C’è gente che ha perso un lavoro, che farà fatica a tirare avanti. Per non parlare di chi perde una persona cara. Beh, non mi pare che un atleta sia il primo della lista-emergenze”, sottolinea.
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