Economia

Cattivi pagatori, chi sono e le regole della burocrazia

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La richiesta di un finanziamento rappresenta un atto di responsabilità, che porta con sé regole e obblighi da rispettare per destreggiarsi nella difficoltà e superarla. Nel momento in cui però vi sia un ritardo oppure una morosità relativamente al pagamento delle rate di quel finanziamento, si viene iscritti nell’elenco del ‘cattivi pagatori’: adesso vedremo che cosa questo significhi e comporti, analizzando il gergo della burocrazia. Precisando però innanzitutto due aspetti importanti: in primo luogo occorre sottolineare che c’è la possibilità di accedere alla propria posizione e ottenere la cancellazione dei dati, se non dovessero risultare come veritieri. Il secondo aspetto invece riguarda la possibilità anche per i cattivi pagatori di ottenere la cessione del quinto dello stipendio: è spiegata in questo approfondimento di Cessionedelquintofacile.com. La segnalazione alla Centrale dei rischi della Banca d’Italia e nei cosiddetti SIC (acronimo di Sistemi informazioni creditizie) avviene nei confronti di qualsiasi persona che si trovi ad aprire un rapporto continuativo con una finanziaria oppure un istituto creditizio. Può trattarsi di due tipologie di dati: positivi e negativi. Nel primo caso il riferimento è alla correttezza e puntualità nei pagamenti dovuti, mentre nel secondo si intende che quei pagamenti sono mancanti oppure avvengono in maniera ritardata. Analizziamo adesso sia la Centrale dei rischi che il SIC, in modo da capire il loro funzionamento e le regole che seguono in presenza di cattivi pagatori.

 Focus su Centrale dei rischi e Sistemi info creditizie

 Quando parliamo di Centrale dei rischi ci stiamo riferendo a un archivio, gestito da Banca d’Italia, con scopi di pubblico interesse, mentre invece i SIC sono coordinati da soggetti privati (non è Banca d’Italia a supervisionarne il funzionamento che viene regolato in base a norme deontologiche ad hoc). La Centrale dei rischi cataloga tutte le info fornite da banche e finanziarie sui crediti concessi e le garanzie relative. L’obiettivo è creare una panoramica sui singoli debitori: ogni cosa viene tracciata, dai pagamenti alla morosità (eventuale) fino all’estinzione di quel debito. Non basta un solo ritardo nei pagamenti per essere classificati ‘a sofferenza’: occorre che quel cliente sia valutato insolvente, non più in grado di saldare i conti. La persona dev’essere informata (in anticipo rispetto alla prima segnalazione) di ciò che sta per avvenire e dei rischi che corre, affinché possa sanare la propria posizione. Nel caso di mancata comunicazione, infatti, potrà richiedere un risarcimento. Banche e finanziarie devono cancellare eventuali dati non corretti, ma in caso contrario eliminarli sarà impossibile e questi resteranno visibili fino a 36 mesi. Per quanto riguarda invece il SIC, è un contenitore di dati al quale possono accedere banche e finanziarie per ottenere info sui clienti che facciano richiesta di prestiti o finanziamenti. E’ il Garante per la privacy a stabilire quando la segnalazione debba scattare e i tempi di conservazione info all’interno dei database. Si tratta di 12 mesi dalla regolarizzazione quando risultino due rate non pagate, mentre sono 24 per ritardi oltre le tre rate e 36 quando ci si trova di fronte a finanziamenti non rimborsati (sofferenze, inadempimenti gravi). Le segnalazioni al SIC da parte delle banche avvengono solo per ritardi oltre i due mesi o due rate non pagate di seguito.

 

 


Articolo pubblicato il giorno 20 Marzo 2020 - 10:38
Redazione

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