“È la prima volta, in ventisei anni, che cause di forza maggiore a tutti note ci impediscono di essere oggi a Casal di Principe nella chiesa di San Nicola, dove il 19 marzo 1994 per mano mafiosa venne ucciso don Peppe Diana. E da lì, insieme a una folta rappresentanza di Libera, di scout dell’Agesci, di semplici persone che hanno trovato in quel giovane sacerdote un punto di riferimento e un presidio di speranza, raggiungere il cimitero e raccogliermi in preghiera sulla sua tomba”. E’ quanto scrive don Luigi Ciotti nel giorno dell’anniversario dell’micidio di don Peppe Diana. E poi aggiunge: “E più che mai, oggi, dovremmo pregare al pensiero e al ricordo di don Peppe Diana – che nella sua nuova vita ha infine rincontrato gli amatissimi genitori Gennaro e Iolanda.
Pregare perché dalla lotta contro questo terribile virus, causa di dolore e morte, scaturisca un più forte senso di comunità e un maggior impegno a combattere altri virus che Peppe ha denunciato e combattuto spesso in solitudine, fino a perdere la vita: i virus delle mafie e della corruzione, del potere e delle ingiustizie. Parassiti che si sono insediati nel tessuto sociale e che da anni, decenni o addirittura secoli lo corrodono dal di dentro, togliendoci libertà e dignità.“Parole di vita” ci esortava a pronunciare Peppe, ribelle ai discorsi di circostanza così come ai silenzi timorosi, opportunisti o complici. Mentre alla sua Chiesa chiedeva di “farsi più tagliente e meno neutrale” – e chissà la gioia, da lassù, nel vedere il suo invito realizzarsi nella pastorale saggia e forte di Papa Francesco e dell’attuale Vescovo Angelo Spinillo. Per ricordare don Peppe Diana è allora importante meditare sulle sue parole, ma occorre poi trasformare la meditazione in azione, fare del suo messaggio il nostro impegno, la nostra autentica, credibile testimonianza di vita”.
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