La motrice del treno schizzata via, divelta e con pezzi di ferro e cavi in vista, adagiata accanto a un deposito di materiale ferroviario dopo che ha colpito una serie di ostacoli, tra cui un carrello della manutenzione. Ad una cinquantina di metri di distanza la carrozza Business del Frecciarossa 1000, numero 9595 partito da Milano Centrale intorno alle 5.30 e deragliata per cause in via di accertamento dopo Rogoredo, riversa su un lato. Succede ad Ospedaletto Lodigiano, in aperta campagna, non lontano da Livraga, e scorrono in mente le immagini della tragedia di Pioltello del 25 giugno 2018. Anche qui c’è una ‘carcassa’ di treno che fa impressione e si vede già dall’autostrada A1, che corre accanto ad alcune centinaia di metri. Fuori dai binari, subito dietro e ancora attaccato, il resto del convoglio ad alta velocità diretto a Salerno, dove non è mai giunto. Tutto intorno, fra l’erba e il terreno, ci sono alcuni pezzi volati via, come una molla ed altre grosse parti metalliche, delimitate da un nastro bianco e rosso, vicino a un canale. Sul Frecciarossa deragliato, visto l’orario, c’erano, per fortuna, solo 33 persone. I due macchinisti, Giuseppe Ciuccì e Marco di Cuonzo, 51 e 59 anni, hanno perso la vita praticamente sul colpo. I loro corpi restano lì per alcune ore e poi vengono trasferiti all’obitorio dell’ospedale di Lodi. In salvo, già dimesse o ancora ricoverate, le altre 31.Una lunga fila di auto e mezzi di soccorso delle forze dell’ordine, dei tecnici, dei vigili del fuoco, del 118. Al lavoro anche per la procura degli esperti che hanno già fatto esperienza dopo l’incidente di Pioltello. I sopralluoghi sono continui. Gli inquirenti scattano foto, riprendono video e recuperano anche la scatola nera. Le testimonianze sono da brividi.”C’è stato un botto, poi si è mosso molto il treno e ci siamo fermati dopo diversi sballottamenti”, racconta Chiara, una delle passeggere portate in ospedale. “Stavo dormendo – aggiunge – mi sono resa conto solo che si muoveva. Mi sono svegliata, sono cadute le cose dal treno e poi siamo scesi aprendo la porta. Sono rimasta aggrappata al posto con tutte le mie forze. Sarà durata 40 secondi, un minuto, che sembravano dieci. Non ho visto gente che volava”. Mentre Micaela, addetta al bar, che vive a Domodossola, racconta: “Io e io miei colleghi ci trovavamo alla carrozza numero 3 dove c’è il bar, io lavoro lì. Abbiamo sentito un grosso botto, le luci che si spegnevano e il treno che cominciava a vibrare. Sono scoppiati tutti i finestrini, la mia collega è stata sbalzata nel bagnetto di servizio che abbiamo e io ho cercato di ripararmi la testa sotto una vetrina. E’ stato abbastanza traumatico. Sono passati due o tre minuti prima che il treno si fermasse”. Insomma, un incubo. E’ successo ancora.
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