Avevamo scritto appena qualche giorno fa che Pietro Amitrano, l’ormai ex sindaco di Pompei aveva mostrato insospettate capacità dialettiche e di recupero con i dissidenti superando la crisi che nasceva per mandarlo a casa. Ma avevamo anche scritto che …chissà se era un bene per lui. E pochi giorni dopo il Sindaco ragioniere è stato improvvisamente sfiduciato da undici consiglieri comunali.
Nei modi un po’ burocratici e algidi che prevede la legge: un verbale sottoscritto insieme dai “rivoltosi” davanti a un notaio. Il Notaio Di Liegro di Torre Annunziata. Un gran brutto finale per il defenestrato e per i defenestratori. Senza slanci ideologici, dialettici, politici o umani. Solo e soltanto una firma da ciascuno apposta nel chiuso di uno studio notarile. Così prevede la Legge. E si volta pagina. Si rimanda casa chi comunque rappresenta una Collettività, Nel bene o nel male. Per assurdo la legalità piena non ha il sapore della trasparenza ma quello delle ombre sinistre di una congiura.
Sta di fatto che Pietro Amitrano non è più il sindaco di Pompei e, a determinare lo scioglimento dell’ Amministrazione Amitrano, è stato lo stesso Partito Democratico, che la aveva espressa.
Pietro Amitrano, il mite e sorridente spilungone, un ragioniere vissuto qualche anno ai margini della politica cittadina prima come Revisore dei Conti presso il Comune e poi come membro attivo di una Amministrazione da dimenticare – quella del Sindaco Uliano – si era ritrovato a coagulare le simpatie trasversali di liste di partito. E anche quelle di gruppi di cittadini elettori con l’ambizione di farsi protagonisti sul palcoscenico della politica cittadina, troppo spesso senza spessore né respiro.
Pochi giorni fa il Sindaco ragioniere è stato giubilato dalla stessa propria Maggioranza rafforzata da alcuni consiglieri della Minoranza i quali hanno dato il contributo determinante per il defenestramento. E il caso ha voluto che alcuni di essi erano appena tornati da Milano ove avevano rappresentato il Turismo Pompeiano alla Borsa internazionale del Turismo. E avevano posato gioiosamente nche per i fotografi in veste di senatori romani… pronti alle IDI di Marzo, poi anticipate a Febbraio. Un dettaglio quest’ultimo.
E così il mite Amitrano se ne torna nella sua casa Salernitana, da cui tirava via a fatica il tempo occorrente per dedicarsi alla guida del Comune di Pompei. Un po’ troppo per lui. Decisamente troppo. Mentre in questi mesi si sono decisi i destini urbanistici della Città con il progetto dei Sottopassi EAV e con l’HUB Turistico di Via Plinio.
Avremmo voluto sentire la sua voce di protagonista. Nell’uno e nell’altro caso. Ma ricordiamo soltanto la sua precipitosa fuga dalla realtà in occasione dell’incontro con i vocianti Comitati del “NO sottopassi”, tigri di carta che lo hanno inchiodato a mesi di umilianti trattative. Oppure ricordiamo il recente, tardivo e velleitario pronunciamento contro l’uso del nome di Pompei nella operazione “Maximall Pompeii”, che desertificherà la economia della Città nuova.
Ora il vero problema è la individuazione di un credibile candidato a primo cittadino di Pompei, quella viva. L’altra, quella morta, ma forse più viva, ha già il proprio proconsole piovuto da Roma. O meglio, piovuto qualche anno fa dalla Oraziana Venosa e da qualche mese riconfermato da Roma sulla poltrona del Parco archeologico di Pompei. Al nuovo Sindaco consigliamo e auspichiamo di poter stabilire una immediata intesa con il proconsole basilisco, offrendo collaborazione ma chiedendo confronto a pari dignità. E soprattutto la istituzione di un Museo Pompeiano nella Città nuova, che sia il Museo dell’Opera degli Scavi, della loro Storia, dei grandi visitatori e dei grandi protagonisti della più straordinaria avventura dell’Archeologia moderna che dura ormai da un quarto di Millennio.
Una cosa che non è riuscito a fare Amitrano. E questo è una colpa che rende meno gravosa la sua sostituzione alla guida della Città di Pompei. Si impone il cambiamento.
Federico L. I. Federico
Articolo pubblicato il giorno 16 Febbraio 2020 - 08:11