È allarme obesità in Campania, con una percentuale di bambini coinvolti
che ormai è fuori controllo, a dirlo sono i dati epidemiologici che descrivono ormai un trend in crescita. Per questo l’Ordine dei Medici di
Napoli ha scelto di scendere in campo con un’iniziativa concreta, facendo
rete con le Istituzioni. Il progetto per una vita più attiva sarà
presentato martedì 11 febbraio, alle ore 11, evento al quale sarà presente
anche il sindaco Luigi de Magsitris, gli assessori comunali Ciro
Borriello, Lucia Francesca Menna e Luigi Felaco, la Uisp Napoli con il
Presidente Antonio Mastroianni e L’associazione Medici Diabetologi
Italiana con il consigliere nazionale napoletano Ernesto Rossi. Il Comune
di Napoli offrirà nell’occasione una panoramica dei parchi gestiti
dall’amministrazione con accesso libero e di tutti i luoghi nei quali è
possibile svolgere gratuitamente attività motoria. A promuovere il
progetto di contrasto alla sedentarietà e all’obesità, oltre al presidente
Silvestro Scotti, il dottore Rea Bernardino, (pediatra di famiglia e
componente della commissione “CUG”), i consiglieri Vincenzo Schiavo, e
Clara Imperatore, ma più in generale tutto il Consiglio dell’Ordine dei
Medici di Napoli, pronto a spendersi affinché si potesse realizzare un
momento concreto di confronto e di programmazione assieme al Comune di
Napoli. I dati raccontano di una Campania che ha il 44% di bambini in
eccesso ponderale, contro una media nazionale del 33%. Questo conferisce
alla nostra regione il primato non invidiabile di essere la prima d’Italia
(rispetto alla percentuale di bambini in eccesso ponderale). Inoltre, per
quel che riguarda lo sport, il 23% dei bambini campani risulta essere
inattivo, mentre la media nazionale è ben al di sotto (17%). Le cose non
migliorano quando dai bambini si passa agli adulti (18-65 anni). Anche in
queste fasce d’età la Campania continua a detenere il primato per quota
più alta di persone in eccesso ponderale (poco più della metà:50,5%) e per
quanto riguarda la sedentarietà è al secondo posto dietro la Basilicata
con il 50% di campani che sono sedentari. Infine, anche per la popolazione
con più di 64 anni, la Campania detiene il primato in Italia con il 66%
della popolazione in eccesso ponderale e con il 55% di persone sedentarie.
“Se ci si può spostare per andare a lavoro in bicicletta in 15 minuti, se
per fare la spesa puoi arrivare al supermercato in 15 minuti a piedi. Se
puoi fare lo stesso per andare al parco, accompagnare a scuola i ragazzi,
allora sei in quello che si chiama città dei 15 minuti dove il quartiere
da’ le maggiori e migliori risposte per la sostenibilità sanitaria e
ambientale. Questo è il modello che sta inseguendo Parigi, questo è il
modello che noi medici proponiamo anche per l’SSN partendo dalla medicina
del territorio. Studi dotati di tutte le tecnologie necessarie per il
primo livello di diagnosi, che siano capillari e prossimi ai pazienti. Da
raggiungere in 15 minuti a piedi, per combattere nel nostro piccolo – che
poi tanto piccolo non è – la sedentarietà”.
Questa la visione di Silvestro Scotti, per una medicina territoriale che
sia sempre più in condizione di gestire le cronicità e vicina ai pazienti.
“Perché no, questo potrebbe essere un modello anche per Napoli, capoluogo
di una regione nella quale la sedentarietà degli anziani per di più
cronici sta diventando un grosso problema se associato ai tassi di obesità
infantile e queste due evenienze possono essere le vere sfide per la
sostenibilità”.
“Per migliorare la qualità della vita e per vivere più a lungo – afferma
Bernardino Rea – è necessario eliminare i fattori di rischio delle
malattie croniche non trasmissibili. Per eliminare questi fattori di
rischio è necessario la collaborazione di più settori della vita pubblica,
quello sanitario, scolastico e politico. Inoltre gran parte della spesa
sanitaria è legata alle MCNT per cui ridurre l’incidenza di queste
malattie potrà garantirci ancora la gratuità del servizio sanitario
nazionale, che già in molti paesi non esiste più”.
La sedentarietà è più frequente all’avanzare dell’età, fra le donne e fra
le persone con uno status socioeconomico più svantaggiato, per difficoltà
economiche o basso livello di istruzione. A livello globale i dati
dell’Organizzazione Mondiale della Sanità sottolineano che l’86% delle
morti e il 75% della spesa sanitaria in Europa e in Italia sono
determinate da patologie croniche non trasmissibili. Nel nostro Paese le
malattie croniche non trasmissibili (MCNT) sono ritenute responsabili, per
il 2010, del 92% dei decessi totali registrati, in particolare le malattie
cardiovascolari (41%), i tumori (29%), le malattie respiratorie croniche
(5%) e il diabete (4%). Le MCNT hanno come minimo comune denominatore 4
principali fattori di rischio: fumo, abuso di alcol, scorretta
alimentazione e inattività fisica. Queste ultime due condizioni sono poi
alla base dell’allarmante e continuo aumento della prevalenza di
sovrappeso e di obesità nelle popolazioni occidentali e in quelle in via
di sviluppo. L’inattività rappresenta il quarto più importante fattore di
rischio per mortalità globale. Ecco perché L’obiettivo di tale movimento è
ridurre la mortalità per malattie croniche non trasmissibili e anche la
spesa del sistema sanitario connessa a tali malattie.
Articolo pubblicato il giorno 8 Febbraio 2020 - 13:05