Si erano fatti sistemare 4 microtelefoni e 4 cavetti Usb scavando nella gomma delle suole della scarpe indossate dal figlio minorenne di un detenuto del reparto “alta sicurezza” con l’obiettivo di scambiarle con quelle del padre durante i colloqui. Tentativo fallito, però, nel carcere napoletano di Secondigliano, ieri dove gli agenti della polizia penitenziaria, secondo quanto riferisce l’Uspp, sono riusciti a bloccare madre e figlio prima che incontrassero il loro familiare. “Si avverte sempre di più la necessità – dice Ciro Aurticchio, segretario regionale dell’Uspp – di dotare la polizia penitenziaria di strumenti tecnologicamente avanzati in grado di schermare le carceri dalle comunicazioni cellulari con l’esterno”. Auricchio, che loda l’alta professionalita’ dei colleghi, ribadisce la necessita’ di un intervento normativo “volto a punire l’introduzione e la detenzione in carcere dei telefoni cellulari” attraverso l’istituzione “di uno specifico reato”.
Articolo pubblicato il giorno 23 Febbraio 2020 - 11:18